Reggio e il Covid. Confcommercio: nei bar vanno autorizzate le consumazioni al banco

ristori bar

La circolare del 24 aprile con la quale il Ministero dell’Interno vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco penalizza ulteriormente le già difficili riaperture dei Pubblici esercizi: «E’ giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria», interviene il presidente provinciale FIPE, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Fabio Zambelli. «Si tratta – continua Fabio Zambelli – di un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo che è esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio. D’altra parte, dopo quattordici mesi di blocco delle attività di ristorazione, almeno l’aspettativa di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita. In zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi».

In sostanza, stando alla circolare del Ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del primo luglio, mentre a partire dal primo giugno sarà possibile consumare al chiuso ma al tavolo. Un paradosso giuridico e sanitario: «E’ un attacco al modello di offerta del bar italiano – sottolinea Fabio Zambelli – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto».

«Per dare voce ai più di mille bar del nostro territorio e gli oltre centoquarantamila di tutta Italia –precisa infine Fabio Zambelli – FIPE ha chiesto un intervento urgente da parte del Ministero dello Sviluppo economico, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo».