Reggio. Da Palazzo Palazzi Trivelli 2,3 mln per le strade della Provincia

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La Provincia di Reggio Emilia ha venduto Palazzo Palazzi Trivelli, fino a un paio d’anni fa sede di parte dei propri uffici, incassando altri 2,3 milioni di euro da destinare alla manutenzione dei circa mille chilometri di rete stradale di propria competenza. Il rogito è stato firmato nei giorni scorsi dal dirigente del Servizio Infrastrutture della Provincia, Valerio Bussei, e dal conte Vittorio Palazzi Trivelli, a conclusione di una lunga trattativa entrate nel vivo nel 2018, dopo un paio di aste andate deserte ed un ribasso (da 2,582 a 2,3 milioni) tra la prima e la seconda.

“Continua dunque con successo il piano di alienazione del patrimonio immobiliare della Provincia, divenuto la principale fonte alternativa di finanziamento per un ente che, è bene ricordare, non incamera proventi attraverso le tasse, se non per una percentuale marginale dell’Rc-auto e delle imposte di trascrizione – sottolinea il presidente Giorgio Zanni – Nel momento in cui, negli anni scorsi, a seguito dei tagli imposti con la spending review sono drasticamente calati i trasferimenti da parte dello Stato alle Province, è stato fondamentale mettere in vendita tutta una serie di proprietà non più strategiche per l’ente, a seguito della riduzione delle nostre competenze, oggi fondamentalmente incentrate sulla manutenzione, e dunque la sicurezza, di tutte le scuole superiori e di una rete stradale di circa mille chilometri e oltre 630 ponti”.

Ai 5 milioni di “tesoretto” incamerato negli ultimi anni attraverso la vendita dei magazzini ex Car in via Lombroso, della caserma dei Carabinieri di corso Cairoli, del caseificio Zanelli, di una casa cantoniera di Brescello e di qualche appezzamento, si aggiungono dunque, ora, i 2,3 milioni di Palazzo Palazzi Trivelli, che fino al 2018 ha ospitato uffici della Provincia: alcuni, come l’Assessorato al Lavoro, scomparsi con la riforma dell’ente del 2014, altri, come il Servizio informatico, trasferitisi a Palazzo Allende.

Accantonato il 10%, come prevede la legge, per la riduzione del debito, tutti i 2 milioni e 70.000 euro della vendita saranno destinati al potenziamento e alla messa in sicurezza della rete stradale provinciale. “Mezzo milione sarà riservato alla prima di quattro tranche del Progetto montagna, che contiamo di destinare ogni anno da qui al 2023 a favore della viabilità nel territorio appenninico, particolarmente penalizzato dagli eventi meteo estremi di queste ultime stagioni”, spiega il presidente Zanni sottolineando come “con questi primi 500.000 euro interverremo sulla Sp 7 e sulla Sp 107 Fondovalle Tresinaro, in particolare in comune di Baiso”. Altri 312.500 euro saranno destinati a interventi di messa in sicurezza di varie strade provinciali, mentre col restante 1 milione e 257.500 euro saranno finanziati 7 cantieri, tra cui il primo lotto della rifunzionalizzazione del tracciato della Sp 513 tra Canossa e Vetto (300.000 euro), la messa in sicurezza dell’incrocio tra la Sp 62R e via Chiesa a Brescello (200.000), la realizzazione di una rotatoria tra la Sp 37 e via Castellana ad Albinea (195.000) ed il primo stralcio del collegamento tra la Variante di Barco e quella di Bibbiano (117.500).

“Tutti questi interventi saranno cofinanziati dai rispettivi Comuni e dalla Regione per quanto riguarda la Sp 513, che stanzieranno la nostra stessa cifra raddoppiando di fatto le risorse a disposizione, a conferma della positiva sinergia tra enti locali a favore dello sviluppo infrastrutturale del nostro territorio”, aggiunge il presidente Zanni.

La storia del palazzo e dei Palazzi Trivelli

Situato in piazza San Giovanni di fronte all’omonima chiesa, in pieno centro storico, e chiamato anche per questo San Giovannino, Palazzo Palazzi-Trivelli – così come Palazzo Trivelli in via Roma, Palazzo Panciroli-Trivelli, tra via Farini e corso Garibaldi, e Palazzo Spalletti-Trivelli, sede del Credem all’angolo tra via Emilia San Pietro e via San Nicolò – rientra tra gli splendidi edifici storici legati alla famiglia Trivelli, pervenuta a cavallo tra il 1700 e il 1800 a una consistente fortuna economica, costruita sulla produzione e il commercio delle sete. Fu proprio Luigi Trivelli, fervente sostenitore della politica napoleonica, ad acquistare all’asta per 2.119 lire dal Governo la chiesa di San Giovanni Evangelista, chiusa il 1 luglio 1808, per farne la cappella privata di famiglia. Sarà invece il conte Giacomo Trivelli ad avviare, dal 1824, un’operazione urbanistico-edilizia che, progressivamente, porterà all’assetto attuale di piazza San Giovanni, su cui si affaccia la dimora di famiglia. Morto il conte Giacomo Trivelli nel 1852, l’isolato, ormai ridotto a palazzo nobiliare, arriva in eredità ai Palazzi-Trivelli e nel 1864 è il conte Luigi ad affidare all’architetto Antonio Montessori il completamento della facciata su piazza San Giovanni. Il 24 giugno 1932 è invece “la Nobil Donna Contessa Maria Palazzi-Trivelli fu Conte Ferrante” – come si legge nell’atto rogato dal notaio Ignazio Crocetta – a vendere l’edificio alla Provincia.

Dopo quasi novant’anni l’edificio – 2.586 metri quadrati di superficie lorda complessiva, dichiarato nel 2013 di interesse storico con decreto della Direzione per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna – torna dunque ai Palazzi Trivelli, con l’acquisto da parte del conte Vittorio, 43enne imprenditore e grande appassionato (e pilota) di auto da corsa. Lo splendido edificio, tuttavia, manterrà in parte una funzione pubblica. Insieme alla moglie Isabelle Adriani – pseudonimo di Federica Federici, attrice e scrittrice umbra sposata lo scorso febbraio a Roma – il conte Vittorio è infatti intenzionato a restituire Palazzo Palazzi Trivelli anche alla vita sociale, attraverso un progetto di riqualificazione e di ridistribuzione funzionale degli utilizzi e della disponibilità al pubblico dell’edificio. Il progetto prevede infatti l’apertura di spazi non solo per le collezioni familiari (da un’importante documentazione storica e letteraria che spazia dal 1184 al 1872 a parte di una collezione d’arte che raccoglie opere dal Cinquecento al Settecento), ma anche per ospitare eventi, mostre, esposizioni di artisti locali ed internazionali, proiezioni legate alla storia, alla città del Tricolore e al territorio.

Ripercorrendo le orme di un’altra illustre antenata, Leocadia Palazzi Trivelli Venturi, di una famiglia le cui origini risalirebbero a quel Corrado III da Palazzo, citato da Dante nel Canto XVI del Purgatorio fra i tre unici uomini di grande valore morale rimasti ai suoi tempi (“Ben v’èn tre vecchi ancora in cui rampogna l’antica età la nova, e par lor tardo che Dio a miglior vita li ripogna”). Mecenate di artisti e amica di grandi personaggi – suonò con Verdi, poetò con Carducci, ospitò per vent’anni in una sua dimora il letterato Naborre Campanini e nel suo salotto, Camillo Prampolini, Giovanni Pascoli e il compositore ungherese Franz Liszt, oltre a molti altri artisti ed esponenti del Risorgimento – la contessa Leocadia promosse e sovvenzionò la Fondazione degli Artigianelli, la Società Filarmonica, la scuola di musica intitolata ad Achille Peri, suo amico e maestro di pianoforte.