Referendum. Consulta boccia anche quesiti su cannabis e responsabilità civile dei magistrati. Schlein: una grande delusione

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La Corte costituzionale ha ammesso 5 quesiti referendari su otto. Il corpo elettorale mesi sarà chiamato a votare sulla limitazione delle misure cautelari, sull’abrogazione delle norme in tema di incandidabilità (legge Severino), sulla separazione delle carriere in magistratura, sulla cancellazione delle firme per presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura e, ultimo in ordine di approvazione, sul riconoscimento dei diritto di voto degli avvocati nelle valutazioni di professionalità dei magistrati all’interno dei consigli giudiziari.

Tre i quesiti bocciati: quelli sulla responsabilità civile dei magistrati e sulla cannabis, che si aggiungono al respingimento più controverso, quello sull’eutanasia, stabilito dalla Suprema Corte.

Il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato ha voluto parlare ai giornalisti in conferenza stampa, per illustrare le scelte della Consulta e motivare le decisioni assunte: “Leggere o sentire che chi ha preso la decisione non sa cosa è la sofferenza ci ha ferito ingiustamente. Il referendum non era sull’eutanasia ma sull’omicidio del consenziente” ha spiegato Amato, aggiungendo che “l’omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell’eutanasia”.

Riferendosi ancora ai due quesiti più spinosi, quello sull’eutanasia e quello sulla cannabis, Amato ha chiarito: “Il nostro Parlamento forse sarà troppo occupato dalle questioni economiche ma forse non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione su questi temi valoriali. È fondamentale – ha detto ancora Giuliano Amato – che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale”. Precisando, poi, quali sono i compiti della Corte costituzionale, il presidente ha chiarito: “Noi non possiamo cambiare, toccare il quesito referendario, il quesito è questo: noi dobbiamo valutare se non lascia scoperti valori e diritti costituzionali irrinunciabili, questo è il punto”.

 

Protesta radicale. “È un colpo durissimo per la democrazia in Italia. È incredibile questa decisione della Corte costituzionale dopo che il referendum è stato sottoscritto da 600 mila cittadini. Dopo la decisione sull’eutanasia di ieri possiamo dire che in questo paese è impossibile promuovere dei referendum. La Corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo”: con queste dure parole, Riccardo Magi, deputato e presidente di + Europa, ha commentato le decisioni della Consulta.