Quel 16 marzo del 1978 a Reggio Emilia

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«Vai Pietro sei in diretta», dice Stefano
«Buon pomeriggio a tutti gli ascoltatori, vi parlo da Piazza della libertà, da una cabina telefonica vicino alle Poste. Il corteo di migliaia e migliaia di persone è appena terminato. Dopo aver percorso la Via Emilia ha ascoltato in silenzio i vari oratori dal palco eretto davanti al Teatro municipale. Hanno parlato: Otello Montanari, presidente del comitato antifascista, Ugo Benassi, sindaco di Reggio, Gastone Amaini, segretario provinciale della Dc, Vittorio Parenti, presidente della Provincia e Spaggiari dei sindacati. Mai visto le bandiere della DC sfilare in corteo assieme a quelle del Pci. È uno scenario, fra virgolette, surreale. Il rapimento di Aldo Moro e l’omicidio della sua scorta ha unito ciò che sembrava impossibile…» corrispondo.

«Grazie a Pietro, il nostro inviato. Ricordiamo che, per chi si fosse appena sintonizzato sui centounoesei di Radio Venere, ha seguito la manifestazione contro il rapimento del presidente della Dc on. Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta da parte delle Brigate rosse… ricordiamo che il corteo è partito poco dopo le 14 da porta San Pietro. In testa al corteo i vigili urbani con il gonfalone dell’amministrazione del comune di Reggio Emilia, valletti della Provincia con il gonfalone dell’Amministrazione provinciale, tanti gonfaloni dei comuni della provincia, dietro uomini politici e sindacalisti, lavoratori, studenti, uomini e donne, giovani e anziani» dice Stefano, il direttore, dalla sala trasmissione.
Al mixer Lorena, precettata per l’occasione.

Io e lei, a turno, apriamo le trasmissioni del mattino. Dal lunedì al sabato. Ore 7:30. Sigla: le sveglie, i pendoli di Time dei Pink Floyd mixati con gli Skiantos che urlano: «Andate a lavorare, teppisti…». Una vera canagliata della mia creatività. Anche nella mia granitica fede nel comunismo togliattiano lo sberleffo ha fatto breccia.
«Pietro, prima di concludere, ti chiedo se hai raccolto delle impressioni fra la gente?»
«Sì. Maria, un’operaia del calzificio Bloch, mi ha detto che è un episodio dolorosissimo, una cosa bruttissima. In Italia, ha concluso, si è toccato il fondo; Nanda, che reggeva una bandiera della Dc, mi ha detto che è una cosa gravissima. Penso, ha detto, che siamo alle soglie di una tremenda rivoluzione…»
«Mi pare un tantino esagerata, certo che per le istituzioni democratiche è un momento drammatico» dice Stefano
«Sì, certo… e un giovane barista ha detto che nei discorsi di tutti si nota soprattutto sgomento… Ed è questo, posso confermare, il sentimento che pervade tutta la piazza» dico
«Bene, dopo oltre due ore di diretta ringraziamo Pietro per il lavoro svolto e passiamo alla lettura di alcuni comunicati stampa giunti in redazione, ma prima uno stacco musicale Pietà l’è morta …» dice Stefano.

Riappendo il ricevitore. Infilo il blok notes in tasca del mio giaccone militare Levi’s. Fa freddo e umido. Una giornata grigia come il momento drammatico che ho raccontato in diretta agli ascoltatori di Radio Venere, 101,6 in modulazione di frequenza.
Sono stanco. È stata un giornata lunga. Ma devo rientrare in redazione. Per fortuna il circolo Zibordi è a pochi passi. Mi arrampico, fumando un’emmesse, per lo scalone del palazzo in avanzato stato di decomposizione.
«Ciao» dico
«Ciao» dice Dante, il barista del circolo, alzando la testa
«Che stai facendo?»
«Travaso grappa»
«Ma non è della stessa marca!»
«E allora?»
«Se ne accorgeranno!»
«Macché»
Sogghigno e lo lascio ai suoi traffici. Anche «Le petit», un mio amico, ha traffici. È quello che mi rifornisce di hascish. Spero che non faccia ciò che fa il rispettabile Dante, il barista. Mescolanze azzardate. A Firenze, carico delle suo pakistano, ho fatto una fumatina con certi amici. Dopo baciavo Sergio in bocca e scopavo con Manuela.
Giro a sinistra nel salone. Dall’ufficio della redazione sento arrivare le voci di Giorgio, Vincenzo e Stefano, il direttore. Butto un’occhio alle due slot machine, sistemate in un angolo del salone, alla mia sinistra. Ho una moneta. Devio verso l’angolo Las Vegas, come mi piace definirlo. Tento il jackpot con quella nera. Abbasso la leva delicatamente fino quasi alla fine della corsa e, poi, do, a occhi chiusi, un colpo secco. Ascolto il meccanismo, aprendo lentamente l’occhio destro.
«Merda» dico
Le mando a ’fanculo. Mi fermo davanti alla finestrella della porta della sala di trasmissione. Saluto Lorena, che mi sorride, alzando una mano. Ovattate escono le note di Per i morti di Reggio Emilia. Proseguo per la redazione.
«Com’è andata?» chiedo a Stefano
«Direi bene, dovresti andare in redazione all’Unità, c’è il notiziario delle 19 da preparare. Giorgio e Vincenzo devono curare dei servizi per domani» dice Stefano
«Va bene» dico

Ripasso davanti all’angolo Las Vegas. Prima poi vi sbanco!
Scendo di corsa lo scalone. Esco dal portone. Arrivo all’Unità giusto in tempo per il giro della nera. Mi attacco al telefono: Polizia stradale di Reggio Emilia, Castelnuovo Monti, Guastalla, posto di Polizia dell’Arcispedale, Carabinieri…,
Sintetizzo il comunicato stampa del Comitato provinciale antifascista, delle organizzazioni sindacale delle forze sociali, dei partiti:

«In questo drammatico momento della vita nazionale è necessaria l’unità, la vigilanza e una grande fermezza del popolo italiano…», però, penso, la Dc è sempre la dc e Moro… poi riprendo a scrivere «I folli assassini delle Brigate rosse che hanno rivendicato il criminale attentato devono essere perseguitati e colpiti con tutto il rigore della legge». Sbuffo, registro le prese di posizione di condanna contro il sequestro e di solidarietà verso la Dc. Anche quella degli studenti democratici, cazzo. Infine, da riassumere c’è la presa di posizione dei sindacati contro Maramotti, il padrone della Max Mara.
Mi fermo da Clara, la redattrice di Telereggio, con una copia degli articoli. Ci aiutiamo a vicenda.

«Che giornata, eh!» dice
«Già devo scappare, sono in ritardo» dico sulla porta
Entro in redazione, allungo i pezzi a Stefano e vado in sala di trasmissione.
«Ciao» dice Lorena infilandosi il cappotto
«Ciao. Domani faccio il pomeriggio» dico
«Sì, lo so» dice mentre se va.
Stefano si siede al microfono, io al mixer. Faccio partire la sigla Eruptions, Emerson, Lake & Palmer…