Segreteria Pd, c’è chi vuole stringere i tempi

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Con l’Assemblea nazionale convocata per sabato 17 novembre si va verso la scelta di un nuovo segretario del Partito democratico. Un iter, tuttavia, che appare lungo e tortuoso, tanto che più di una voce si è fatta sentire per chiedere tempi più ristretti.

Questa la road map di avvicinamento, lento, alle primarie: il parlamentino dei democratici, eletto alle primarie dell’anno scorso, si riunirà per l’ultima volta per assumere le dimissioni del segretario Maurizio Martina e per sciogliersi formalmente. Poi il presidente del partito Matteo Orfini sarà indicato quale reggente.
Spetterà così a lui la convocazione della Direzione che darà il via agli adempimenti previsti dallo Statuto, primo fra tutti la nomina della commissione per il Congresso.
È a questo organismo che spetterà il compito di stilare il regolamento delle primarie, ivi compresa l’indicazione di una data per l’allestimento dei gazebo.

Una volta sciolto il nodo del regolamento, sempre Orfini convocherà nuovamente la direzione del partito, a cui spetterà il compito di approvare (o rigettare) il Regolamento, comprensivo di data.
Tappe che, verosimilmente, potrebbero portare alla convocazione delle primarie tra la fine di febbraio e la metà di marzo 2019. Niente di ufficiale dunque nelle voci girate in queste ore, che davano per praticamente certa la data del 3 marzo, notizia che fonti del Nazareno hanno definito “inventata”.

Sul versante candidature per il momento ci sono quella dell governatore del Lazio Nicola Zingaretti, l’ex portavoce dem Matteo Richetti, il parlamentare vicino a Michele Emiliano, Francesco Boccia, e l’outsider Dario Corallo.
Ancora in bilico, insieme all’ex ministro del lavoro Cesare Damiano, sia il segretario uscente Maurizio Martina che l’ex titolare del Viminale, Marco Minniti, che potrebbe sciogliere la riserva proprio in queste ore.

Ma l’incertezza – a partire dal completamento del quadro delle candidature – deve aver destato qualche preoccupazione. Per esempio Pierluigi Castagnetti, ha lanciato via twitter un appello. “Prima, molto prima il congresso Pd”, ha scritto in maiuscolo, aggiungendo: “Caro Martina, conosco i tempi tecnici necessari, ma il Pd non può stare tre mesi e mezzo con un segretario dimissionario. La situazione è eccezionale e anche le procedure debbono esserlo. Sabato prossimo decidete, derogate, fate ciò che serve”.

Una richiesta a cui si è subito unito un altro pezzo grosso dei dem come Graziano Delrio, che ha dettato una nota in cui ha definito la proposta di Castagnetti “molto interessante e da discutere”, aggiungendo: “E’ assolutamente necessario che il congresso del Pd possa svolgersi in tempi molto rapidi” affinché “i democratici definiscano quanto prima una direzione e una leadership”.

Anche Matteo Richetti, uno dei candidati in campo, ha sostanzialmente, con un retweet esplicito, endorsato la richiesta di Castagnetti, mentre Francesco Boccia, anche lui in corsa per il congresso, forse interessato a non accorciare i tempi, ha chiesto di non fare “corse alla Forrest Gump”.