Martedì 3 maggio la polizia di Stato e la Guardia di finanza di Parma, eseguendo un provvedimento emesso dal tribunale di Bologna, hanno sottoposto a sequestro – propedeutico alla confisca – la ditta individuale dell’imprenditore Franco Gigliotti, la totalità delle quote della società Euroweld srl e il 51% delle quote della società L.C. Impianti srl.
Il provvedimento, che ha colpito tre imprese ritenute nella disponibilità di Gigliotti, il cui valore complessivo si attesta intorno al mezzo milione di euro, rappresenta un’estensione del sequestro d’urgenza – disposto nel febbraio del 2021 dal tribunale di Bologna – di tutti i beni mobili, immobili e finanziari risultati nella disponibilità diretta e indiretta dell’imprenditore, già condannato a 8 anni di reclusione (sentenza della Corte d’appello di Catanzaro, non ancora definitiva) per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (nell’ambito dell’operazione “Stige”, condotta dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro), e a 6 anni e 4 mesi di carcere (sentenza del Gup di Parma, non ancora definitiva) per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti (nell’ambito dell’operazione “Work in Progress”, condotta dalla procura di Parma).
Le attività investigative nei confronti di Gigliotti, descritto dalla procura emiliana come “caratterizzato da una spiccata pericolosità sociale”, hanno fatto emergere una notevole sproporzione tra il patrimonio personale nella disponibilità dell’imprenditore, pari a circa 13 milioni di euro, e i redditi da lui dichiarati, circostanza che ha portato gli inquirenti a ipotizzare che una parte di quei soldi derivasse delle attività criminali di cui finora è stato ritenuto responsabile, anche se con sentenze non ancora passate in giudicato.
Le indagini più recenti, condotte dalla squadra mobile della polizia di Parma e dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Parma, hanno permesso di accertare come Gigliotti, non appena tornato in libertà, avesse immediatamente riallacciato i contatti con alcuni dei suoi più stretti collaboratori, già risultati coinvolti nell’operazione “Work in Progress”, e come la ditta individuale Franco Gigliotti e le società Euroweld e L.C. Impianti fossero strumentali alla ripresa dell’attività già svolta in passato dalle compagini societarie precedentemente sequestrate all’imprenditore (consentendogli così di eludere la misura di prevenzione patrimoniale in atto).
Secondo le indagini, da un lato Gigliotti era subentrato come socio occulto di maggioranza nella L.C. Impianti, sfruttando la complicità del gestore dell’impresa, e dall’altro aveva diretto tutte le operazioni necessarie alla costituzione della società Euroweld, scegliendo personalmente i singoli soci formali e versando di tasca propria l’intero capitale sociale, pari a 30.000 euro.
Per questo motivo il tribunale di Bologna, sulla scorta di quanto emerso dalle attività investigative, ha disposto il sequestro anche di queste tre società, accogliendo la proposta di estensione del sequestro avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e ritenendo ancora sussistente la pericolosità sociale dell’imprenditore.
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Stato di abbandono? Io direi più atti di vandalismo...
Sono sempre più vergognosi senza un briciolo di pudore ,superpagati per scaldare le poltrone e non per risolvere i problemi reali della gente !
La sinistra vuole solo governare non pensa le cose importanti per gli italiani anche se non è in grado di farl: pur di avere voti […]