Dalla seconda riunione di aprile della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, sono emersi alcuni segnali confortanti sul fronte della pandemia.
Secondo i calcoli del ministero e della Protezione civile, ad esempio, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è sceso da quota 1,24 a quota 1,15 (range 1,04 – 1,30), rimanendo tuttavia ancora al di sopra (anche nel suo limite inferiore) alla cosiddetta “soglia epidemica” (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
Rimane costante, invece, il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di pazienti Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero, il cui valore è stimato anche questa settimana a quota 1,03 (rimane dunque anch’esso al di sopra della soglia epidemica).
Il trend dell’incidenza settimanale dei contagi, invece, ha confermato l’inversione di tendenza già registrata nella precedente rilevazione: negli ultimi sette giorni presi in considerazione l’indicatore ha fatto registrare un ulteriore arretramento, passando da 836 a 766 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane comunque per la ventitreesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).
Interlocutori, invece, i dati che riguardano la pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione di posti letto nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è rimasto costante a quota 4,7%, mentre nello stesso intervallo di tempo il tasso di occupazione di posti letto in area medica è peggiorato, passando dal 15,2% del 31 marzo al 15,5% del 7 aprile.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione una sola regione è considerata “a rischio alto”, a causa di molteplici allerte di resilienza; undici regioni e province autonome sono valutate “a rischio moderato”, anche se due di queste sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore; le restanti regioni e province autonome, invece, sono classificate “a rischio basso”.
In Italia è in lieve diminuzione (dal 14% al 13%) la percentuale dei nuovi casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, mentre è in leggero aumento (dal 37% al 38%) la quota di persone contagiate individuate attraverso la comparsa dei sintomi; in diminuzione, seppur di poco (dal 49% al 48%), anche la percentuale dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.
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Sono sempre più vergognosi senza un briciolo di pudore ,superpagati per scaldare le poltrone e non per risolvere i problemi reali della gente !
La sinistra vuole solo governare non pensa le cose importanti per gli italiani anche se non è in grado di farl: pur di avere voti […]