Nondasola Reggio: Giulia, un epilogo drammatico ma purtroppo prevedibile

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Scrive in una nota l’Associazione Nondasola di Reggio sulla vicenda dell’omicidio di Giulia Cecchettin e del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: “Si avvicina il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e Giulia Cecchettin è l’ennesima vittima di femminicidio. Purtroppo la sua uccisione era drammaticamente prevedibile, ci aspettavamo ormai da giorni – ascoltando le parole della sorella – che l’epilogo potesse essere quello più atroce, drammatico.

Nonostante le leggi, l’incremento delle pene, le campagne di solidarietà, l’impegno della rete antiviolenza, la prevenzione, anche quest’anno il numero delle vittime di femminicidio si confermerà purtroppo stabile e altrettanto insopportabile.

Chi ci lavora tutti i giorni sa che in questa settimana si accenderanno i riflettori sulla violenza contro le donne e che questa overdose di parole e immagini sul tema, per quanto frutto di anni di informazione e sensibilizzazione, rischia di trasformarsi in retorica se non si mettono davvero al centro le vite e i bisogni delle donne e delle ragazze che a questa violenza sono sopravvissute.

Ci sono luoghi e situazioni che, lontano dai riflettori, creano un vero cortocircuito con questa indignazione collettiva. Uno riguarda il più profondo bisogno delle donne sopravvissute alla violenza: quello di avere giustizia. Alta percentuale di procedimenti archiviati nella fase delle indagini preliminari, tempi troppo lunghi per le sentenze, scarsità di garanzie, mancanza di protezione e sicurezza. Ma anche l’immaginario incistato che sotto sotto vede la donna responsabile della violenza che ha subito e in maniera sottile la accusa di mettere i figli contro il padre ostacolando la relazione con loro. Se la donna è migrante, poi, spesso paga la separazione da un violento con la perdita del permesso di soggiorno legato a quello del marito: un ricatto che ci sentiamo di definire incivile e che contraddice tanta della retorica istituzionale sulla volontà di aiutare le donne a essere libere.

Quando, nonostante tutto, una donna decide di separarsi, è costretta ad andarsene di casa per salvarsi, mentre il maltrattante può restare sotto al tetto che avevano condiviso. A quel punto si deve confrontare con un mercato che le proporrà lavoro povero e somministrato e un mercato immobiliare che valuterà insufficiente il suo reddito a garanzia di un affitto. Condizioni fertili perchè ricatti e dipendenza economica dall’ex continuino ad ostacolare il suo percorso di uscita dalla violenza.

A questo proposito, condividiamo anche la preoccupazione che i Centri per autori di violenza, luoghi indispensabili e dall’importante valore simbolico, possano essere utilizzati solo per avere una riduzione della pena o per dimostrare ai giudici buone intenzioni senza una reale assunzione delle proprie responsabilità per intraprendere un cambiamento di sé.

Se continuiamo a stupirci che, nonostante il tanto parlare, la violenza sulle donne sia ancora così pervasiva, è perché alla responsabilità degli uomini che uccidono le donne dobbiamo aggiungere una responsabilità collettiva, in particolare di chi nei contesti deputati dovrebbe sostenerle. Ma soprattutto aspettiamo con urgenza che gli uomini si interroghino su quella maschera di virilità che hanno ereditato”.



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