Nel Circuito Off di Fotografia Europea in mostra “Ostenda” di Liana Pellacini

Liana Pellacini – senza titolo 2010

“Un amico mi aveva detto: ‘È la città con il lungomare più grigio del mondo’, e io sono voluta andare a vedere con i miei occhi”. E
”Ostenda” è proprio il titolo della mostra di Liana Pellacini, a cura di Alessandra Azzolini e promossa da Analogic Friends, inserita nel Circuito Off di Fotografia Europea e dedicata alla città del Belgio affacciata sull’Atlantico, destinazione del viaggio della maturità – idealmente quello dei vent’anni – che la fotografa ha compiuto fino alle spiagge del mare del Nord e che ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova era, secondo un rito di passaggio fissato nell’atto del fotografare.

Si tratta del racconto di una giornata speciale – il 16 agosto 2010 – che l’autrice conduce attraverso il linguaggio del reportage, con una macchina fotografica analogica sotto una pioggia battente. La serie delle dieci fotografie in bianco e nero, appartenenti tutte allo stesso rullino e scattate in un solo giorno, è presentata in occasione della XX edizione del festival e sarà ospitata dal 24 aprile al 10 maggio a Food in Chiostri, lo spazio per la ristorazione all’interno del Laboratorio Aperto dei chiostri di San Pietro, in via Emilia San Pietro a Reggio.

L’inaugurazione è in programma domenica 27 aprile alle 10.30.
La mostra, a ingresso gratuito, è aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 19.

“La cabina da bagno a righe bianche e rosse rimasta allestita vicino al mare, le bandiere nautiche, le boe gialle sono visioni metafisiche che la fotografa ci restituisce da una certa distanza, con lo sguardo di chi compie il primo viaggio fotografico e lo stupore dei vent’anni”, ha spiegato la curatrice Alessandra Azzolini. “In queste immagini la fotografa ritrae sé stessa che guarda le cose del mondo, compiendo una sorta di identificazione nel paesaggio che le si presenta di fronte. Sicuramente il colore plumbeo del mare e la luce siderale del cielo le somiglierebbero di più di un fedele ritratto di quell’epoca. Quegli oggetti sono custodi di un qualche enigma insoluto”.

Le immagini, inedite e mai post-prodotte fino a oggi, sono estratte dagli archivi personali dell’artista. “Senza un intervento critico, queste fotografie giacerebbero ancora chiuse in una scatola dentro a un qualche cassetto insieme alle macchine fotografiche”, ha sottolineato il fotografo Roberto Savio, ideatore del progetto Analogic Friends, nato con l’intento di diffondere l’interesse intorno alla fotografia analogica e per offrire servizi di curatela e stampa fine art. “Ѐ nostra responsabilità non solo produrre nuove opere di valore, ma anche valorizzare quanto di già esistente merita di essere recuperato e presentato al pubblico come parte del patrimonio collettivo”.



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