Non solo può rivelarsi inutile, ma forse anche dannoso per la collettività. Per questo motivo non saranno riesumate le 18 salme di anziani morti alla Casa della Carità di Montecchio Emilia, come invece chiesto dalla Procura reggiana, per accertare la presenza del Covid-19 all’epoca del decesso. Secondo il giudice esiste infatti il rischio che quest’operazione non porti a nessun risultato utile e questo rischio, che in altri casi potrebbe anche essere accettabile, qui non può essere corso se non a costo di mettere “irrazionalmente in pericolo, o addirittura a ledere definitivamente” alcuni valori, come la salute pubblica o le risorse pubbliche, ma anche la pietà dei defunti, il possibile turbamento per i loro familiari.
Nel rigettare la richiesta di incidente probatorio il Gip Andrea Rat sottolinea, inoltre, il rischio di “trasformare il processo penale in uno strumento sproporzionato rispetto al fine perseguito, se non, addirittura, dannoso per la collettività e l’indagato”. Soddisfazione è espressa dall’avvocato Nino Ruffini, che difende due dei cinque indagati: “Sono state accolte tutte le linee difensive prospettate e a questo punto il fascicolo processuale dell’accusa risulta alquanto scarno”, dice.
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