Matteo Renzi spopola con “Il Mostro”

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7.7

«Alla fine la mia forza è che se mi videoregistrano in un autogrill con un agente dei Servizi segreti, scoprono che io dico le stesse cose che avevo detto un’ora prima in diretta televisiva. Non vendo armi ai colombiani, non devo nascondere le responsabilità sul Covid, non ho da cancellare le idee del passato, perché persino gli avversari inizino a riconoscere che nel merito avevamo ragione noi».

E in questa sua ultima rivendicazione, oltre ai dardi scoccati verso precisi obiettivi, ci sono tre passaggi importanti che hanno segnato la vita politica italiana di questi ultimi anni: la caduta del governo giallo-verde e la nascita di quello giallo-rosso (settembre 2019); la formazione del governo Draghi (febbraio 2021) e la rielezione di Mattarella al Quirinale (gennaio 2022), dopo il concreto rischio che sul Colle andasse Elisabetta Belloni, responsabile dei Servizi segreti. «Ma io, per motivi politici e istituzionali, farò di tutto – scrive l’ex Presidente del Consiglio alla stessa Belloni – per far saltare questo accordo e comunque voterò per un altro candidato».

Il rispetto delle Istituzioni, la Giustizia e non il giustizialismo, la Politica con la “P” maiuscola, la Costituzione a difesa della privacy dei cittadini e del ruolo dei parlamentari, la divisione montesquieuiana dei poteri dello Stato sono i temi forti che percorrono il pamphlet, quasi un’opera morale, di Matteo Renzi. Una forte tensione etico-morale, ben saldata alle competenze – secondo l’autore – ha sempre ispirato la propria attività politica a fronte di un panorama politico italiano prigioniero dell’asse Salvini-Conte, che è riuscito a spezzare nel 2019, ma che si è ripresentata in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica. E con il rischio che si possa ripresentare alle politiche del 2023, con buona pace del “campo largo” cercato da Enrico Letta, segretario del PD.

Millanta? Non millanta? È un cinico arrivista? Oppure non lo è? Si potrebbe andare avanti a lungo con domande di questo tenore. Il punto vero, però, non può essere un generico processo alle intenzioni, spesso grondante di moralismo peloso, ma è la valutazione dei fatti. E i fatti che riporta sono reali o sono reali solo per chi li denuncia? Il processo Open aperto dalla Procura fiorentina che accusa la Fondazione Open, finanziatrice della Leopolda, di riciclaggio e di altri reati perché avrebbe agito come un partito e non come appunto una Fondazione. È lecito, si chiede Renzi, che siano dei magistrati a stabilire chi è un soggetto politico e chi non lo è? Quando, oltretutto, i movimenti finanziari sono tutti tracciati? Da qui l’accusa verso certa magistratura di invasione di un “campo” che non è il proprio.

L’invasione delle propria privacy quando vengono rese note le lettere private tra lui e il padre, indagato per reati amministrativi, o suoi conti correnti. Secondo il senatore Renzi sarebbe, innanzi tutto, una violazione dell’articolo 68 della Costituzione. L’elenco sarebbe lungo da citare, ma per chi vorrà leggere il libro un suggerimento potrebbe essere quello di cominciare dal capitolo 14 che si intitola “Riassunto”, in cui sinteticamente sono riportati i 20 punti che le pagine precedenti sviluppano. Ma il consiglio è quello poi di leggerlo dall’inizio, perché non solo è scritto con gran ritmo, ponendo questioni importanti, ma tocca anche le diverse azioni svolte dal suo Governo, esprime valutazioni sui temi energetici e civili e altro ancora. Ci sarebbe materia per una seria riflessione politica.

(Matteo Renzi, Il mostro. Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine, Piemme, 2022, pp. 189, euro 17,90. Recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

 

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