Martedì 30 e mercoledì 31 gennaio al teatro Valli di Reggio “Giulio Cesare” è donna

Martedì 30 e mercoledì 31 gennaio alle 20.30 al teatro Valli andrà in scena "Giulio Cesare", con la regìa dello spagnolo Alex Rigola. William Shakespeare scrisse "Giulio Cesare" nel 1599, ispirandosi in parte a fatti storici e in parte alla traduzione di sir Thomas North delle “Vite dei nobili greci e romani” di Plutarco.

L’opera comprime i tre anni che vanno dalla vittoria di Munda nel 45 a.C. al suicidio di Bruto nel 42 d.C. per farli durare meno di sei giorni. Questa compressione degli eventi fa sì che l’intera narrazione sia un unico e ininterrotto conflitto, sia a livello personale che politico.

Un conflitto che attraversa anche la nuova versione del più celebre dramma storico shakespeariano a cura del Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, che trova in Michele Riondino (apprezzato attore di cinema, teatro e televisione) l’interprete ideale per il ruolo del nobile Marco Antonio. 

Direttore della Biennale Teatro di Venezia, Rigola realizza così la sua prima regia italiana tornando all’opera che lo fece scoprire a livello internazionale. Un testo epico, intenso e appassionante che ruota intorno all’esercizio del potere, in questa versione impersonato da una donna – Maria Grazia Mandruzzato – nel ruolo di Cesare.

In lei si raccolgono le tante espressioni di “donne al comando” che al giorno d’oggi, nella politica come nell’economia, gestiscono le leve del potere con la stessa inflessibile determinazione dei loro omologhi uomini, se non di più.

Vivere appesi ad un filo, in uno stato di precarietà, di contraddizione continua, di violenza pervasiva e latente: da questa condizione umana prende avvio la strada che Rigola ha scelto di percorrere per guidare il lavoro dei dodici attori in scena. I ruoli centrali di Bruto e Cassio sono affidati a Stefano Scandaletti e Margherita Mannino.

In questo dramma romano non ci sono eroi, ma soltanto uomini. E non ci sono eroi perché nel "Giulio Cesare" non ci sono certezze, né valori assoluti. Tutto passa e tutto cambia; i miti sorgono e decadono per essere sostituiti da altri che a loro volta crolleranno; la realtà è inafferrabile e sfuggente, osservabile da mille punti di vista, suscettibile di mille interpretazioni.

Come quelle che attraversano questa versione del testo: contemporanea, viscerale, fuori dagli schemi e dalle categorie. Un "Giulio Cesare" che interroga lo spettatore e lo mette di fronte a se stesso, senza mezzi termini.