E’ comprensibile l’amarezza degli esclusi, soprattutto quando si è portata a termine una legislatura raccogliendo il sostegno di aree sociali di norma estranee allo schieramento politico (Paolo Gandolfi, deputato reggiano non ripresentato, il cui siluramento ha determinato le proteste di vari ambienti ciclistici ed ecologisti).
Ma al di là del caso personale, sul quale probabilmente ha pesato anche l’equilibrio di genere più che il fattore correntista (Antonella Incerti, al primo mandato come Gandolfi, è stata ripresentata), se osserviamo il quadro regionale delle candidature Pd possiamo osservare che a Reggio è andata, più che bene, addirittura di lusso.
I quattro candidati all’uninominale sono reggiani doc (Delrio, Vanna Iori, la Incerti e Licia Ferrari). Guardate Modena, dove la candidata alla Camera nell’uninominale è addirittura una ex berlusconiana di destra quale Beatrice Lorenzin. O guardate Bologna, dove a rappresentare i democratici al Senato ci sarà quell’eterno navigatore del centrodestra che risponde al nome di Pierferdinando Casini.
Sia a Bologna, sia soprattutto a Modena, lo sgomento tra i militanti si è già tradotto in polemiche furibonde. E dire che a Sassuolo – certo non una capitale mitteleuropea, ma centro di un importante distretto industriale del made in Italy – Gianni Cuperlo ha rifiutato di candidarsi "in nome della rappresentanza locale" (poi perfettamente disattesa, con De Vincenti).
Per farla breve: sul versante delle candidature, al Pd reggiano questa volta è andata bene, persino oltre le previsioni. Anche perché la coperta si è fatta più corta, e togliere energia nel momento del rush finale potrebbe provocare ben altre e più sgradevoli sorprese.
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