Interrogatorio in carcere per l’ad Signorini

SIGNORINI PAOLO EMILIO

E’ stato fissato per le 11 di domani mattina, giovedì, nel carcere di Marassi l’interrogatorio di garanzia dell’ex presidente dell’autorità portuale (poi nominato amministratore delegato e direttore generale di Iren) Paolo Emilio Signorini, l’unico degli arrestati nella maxi-inchiesta che ha scosso la Liguria a non aver beneficiato dei domiciliari. Un particolare, questo, che potrebbe spingere l’ex presidente del porto a collaborare con la magistratura.

Venerdì mattina a Palazzo di giustizia sarà invece interrogato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, come noto accusato di chiedere contributi economici ad alcuni imprenditori alla vigilia di quattro scadenze elettorali mettendo a disposizione la sua funzione in favore di interessi privati.

Sabato, infine, altri due interrogatori sempre in tribunale: quelli di Aldo Spinelli, per gli inquirenti una sorta di padre-padrone del porto di Genova, accusato di aver pagato 74 mila euro a Toti in cambio di favori, e del capo di gabinetto di Toti ed ex sindaco di Portovenere Matteo Cozzani che deve rispondere anche dall’aggravante mafiosa del 416 bis per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare Cosa Nostra, e in particolare il clan Cammarata del Mandamento di Riesi. Secondo la Procura, alle elezioni regionali del settembre 2020, sarebbero promessi posti di lavoro per far convogliare i voti della comunità riesina di Genova verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, che ottenne un clamoroso successo.

Intanto fa scalpore la conversazione (riportata da Genova Today)  intercettata dai finanzieri che indagano sull’inchiesta che da martedì ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, alla detenzione in carcere dell’ex presidente della autorità portuale (poi ad e direttore generale di Iren), Paolo Emilio Signorini, e ai domiciliari di vari imprenditori tra cui Aldo e Roberto Spinelli. Al telefono è l’armatore Gianluigi Aponte (MSC Crociere) con Paolo Emilio Signorini.

“Questo è ladrocinio… è veramente mafia… è uno schifo e tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti”. Lo racconta il giornale Genova Today, dall’altra parte del telefono Paolo Emilio Signorini al quale Aponte contesta la notizia sulla volontà di autorità portuale di estendere gli spazi nel porto in favore del rivale Spinelli. Nel dettaglio la vicenda è quella relativa alle aree del Carbonile di levante.

Dice ancora l’armatore Gianluigi Aponte: “Qua vengo a sapere che praticamente la sua organizzazione ha deciso di dare ulteriori 14.000mq a Spinelli, gliene ha già dati 30.000 e insomma se gli volete dare tutto il Porto di Genova insomma e noi stiamo a guardare ma insomma, la cosa incomincia a diventare un po’ indecente”, dice Aponte, che parla di “intrallazzi genovesi che tengono a dare tutto a Spinelli”.

Dicono poi gli inquirenti: “Gianluigi Aponte sottolineava come l’Authority non tenesse adeguatamente in considerazione la solidità delle sue imprese, fruttuosamente presenti in molteplici settori dello scalo genovese, preferendo appoggiare Aldo Spinelli che riferiva essere in procinto di cedere la propria impresa. “Uno che non sapete se domani c’è o non c’è, che si è già venduto metà della proprietà e che ne venderà altra metà fra poco perché lo dice a tutti che vuole vendere”.

Signorini ribatte alle parole di Aponte. “Cosa vuole che le dica comandante…io non credo di essere una persona, glielo dico francamente, a cui si può parlare in questo modo, posto che ho sempre totalmente rispettato quello che lei ha detto e dice e certamente tengo conto anche di tutto quello che ha detto stasera però…forse…no?…forse un po’ di esagerazione…però”.

Chiusa la telefonata con Aponte Signorini chiama il presidente della Regione Liguria. “Senti, ho ricevuto una telefonata veramente devastante da Aponte”, il suo esordio al telefono. “Comunque, per fartela brevissima, – spiega Signorini a Toti – dice che se noi diamo le aree a Spinelli lui fa il finimondo!…Procura….sai queste cose qua”.



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