La pandemia non è finita: in Italia risalgono sia l’RT (0.83) che l’incidenza dei contagi (510)

Covid contagi ospedale

La seconda riunione di marzo della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, ha registrato un’inversione di tendenza rispetto alle buone notizie che erano emerse nelle rilevazioni precedenti.

La novità principale riguarda il trend dell’incidenza settimanale dei contagi, che dopo alcune settimane di discesa costante è tornata a salire, passando da 433 a 510 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane per la diciannovesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).

Confermata anche l’interruzione della discesa dell’RT, che aveva già cambiato segno una settimana fa: secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, infatti, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è nuovamente risalito, arrivando a quota 0,83 (range 0,73 – 0,95); un dato che si mantiene comunque ancora al di sotto della soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

In aumento, seppur leggero, anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore salito dallo 0,77 della rilevazione precedente a 0,82, ma anch’esso ancora al di sotto della soglia epidemica.

Tra le buone notizie, invece, c’è da annoverare l’ulteriore calo dei numeri relativi alla pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è sceso per l’ottava settimana consecutiva, passando dal 6,6% del 3 marzo al 5,5% del 10 marzo; nello stesso intervallo di tempo, inoltre, il tasso di occupazione in aree mediche ha fatto registrare un decremento di quasi due punti percentuali, passando dal precedente 14,7% all’attuale 12,9%.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione disponibile cinque regioni e province autonome italiane sono ritenute a rischio moderato, e una di queste al momento è considerata ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore; le altre regioni e province autonome, invece, sono considerate a rischio basso. Nove tra regioni e province autonome hanno riportato un’allerta di resilienza, una regione invece ha riportato molteplici allerte.

Sul territorio italiano è in leggero aumento (dal 16% al 17%) la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, così come è aumentata la quota di casi individuati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 35% al 37%); in diminuzione, invece, la percentuale dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening (dal 49% al 46%).