Inchiesta “Villa Inferno” sui festini bolognesi a base di sesso e cocaina, nove condanne e due patteggiamenti

Villa Inferno

Si è concluso con nove condanne con il rito abbreviato (procedimento che dà diritto a uno sconto di un terzo della pena prevista per i reati a cui si fa riferimento), due patteggiamenti e un rinvio a giudizio il primo grado del processo nato dall’inchiesta “Villa Inferno”, l’indagine dei carabinieri e della procura di Bologna che ha messo nel mirino i presunti giri di prostituzione e spaccio durante alcuni festini organizzati nella villa di Pianoro dell’imprenditore edile Davide Bacci.

Nei party sarebbe stata coinvolta anche una ragazza che, all’epoca dei fatti, era ancora minorenne. Nel febbraio del 2020 era stata proprio la giovane, con la sua denuncia, a far esplodere il caso: stando alle indagini, durante queste feste l’allora diciassettenne sarebbe stata convinta a compiere atti sessuali in cambio di soldi e cocaina.

Davanti al giudice per l’udienza preliminare Alberto Gamberini per alcuni dei quindici imputati – che erano accusati a vario titolo di induzione alla prostituzione minorile, spaccio di sostanze stupefacenti, produzione e divulgazione di materiale pedopornografico e tentata truffa aggravata – sono cadute le accuse legate alle prestazioni sessuali della ragazza, e per molti di loro è stato ridimensionato anche il reato di spaccio, riqualificato nell’ipotesi di lieve entità.

Bacci, proprietario della villa nella quale venivano organizzate queste feste, ha patteggiato una pena a due anni di reclusione, mentre l’ex candidato della Lega Luca Cavazza – unico presente in aula al momento della lettura della sentenza – ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi con la condizionale. Tra le condanne, invece, la più pesante è stata a quattro anni e due mesi di reclusione.