In Ucraina vince il ‘Servo del Popolo’

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“Se Zelenskij vuole fare politica fondi un partito, metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni, vediamo quanti voti prende … e perché non lo fa?” domandavano poco tempo fa i Fassino ucraini. E visto che le tendenze politiche in atto sono (anche) quelle, e che tutto il mondo è paese, per quanto il paese in questione sia complicato,
intricato, ingarbugliato, o forse proprio per questo, insomma avete capito, per farla breve, alla fine l’attore comico televisivo Volodomir Zelenskij è diventato presidente dell’Ucraina.

Non c’è stata partita. Primo turno al 30% e ballottaggio superato col 70%. Zelenskij ha mandato in pensione senza troppa difficoltà tutti quei nomi triti e ritriti che avevano animato gli ultimi decenni della politica ucraina. Quarant’anni, faccia pulita, freschezza, dinamicità e capacità di stendere al tappeto senza problemi l’avversario Poroshenko nella scontro televisivo all’americana che ha fatto capire al mondo (la diretta era tradotta in inglese) chi avrebbe stravinto la partita. “Sono il risultato dei tuoi errori, non sono il tuo avversario ma il tuo verdetto”, con tanti saluti al re del cioccolato.

Questo in superficie. Ma dietro lo schermo, o meglio gli schermi, chi c’è? Chi è Volodomir Zelenskij? Ottima domanda, alla quale però nessuno sa dare una risposta convincente, per il semplice motivo che di politica, il buon Zelenskij, non si è mai interessato più di tanto. E allora tutti a spulciare le poche dichiarazioni vecchie e meno vecchie sui temi caldi e caldissimi: Crimea, Nato, Russia, Donbass. Il risultato di queste ricerche? Boh, niente di chiaro. E ci sta.

Anche dal punto di vista elettorale la tattica vincente contro il maldestro Poroshenko non poteva che essere questa: non sciogliere nessuna riserva, eccetto ovviamente per la lotta alla corruzione, tema che per una new entry della politica tira sempre. Tanto, l’avversario, privo di qualsiasi credibilità e con mirabolanti risultati da poter esibire, quali l’aver moltiplicato decine di volte la propria ricchezza personale e l’aver traghettato l’Ucraina verso l’invidiabile traguardo di paese più povero d’Europa, si sarebbe sepolto politicamente da solo. E così in effetti è stato.

Il momento in cui Zelenskij dovrà assumere posizioni precise arriverà presto, se non altro perché le grandi potenze interessate all’Ucraina non staranno certo a guardare. Putin, molto cauto durante tutta la campagna elettorale, ha subito lanciato un messaggio forte, seppur ambiguo nel significato: i cittadini delle repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk potranno ottenere il passaporto russo. Gesto di provocazione o volontà di chiudere la questione il prima possibile?

Dall’altro lato l’America di Trump. Qui le incognite sono ancora maggiori, vista la volontà di Washington di riformare la Nato, unita alla generale avversione per i pantani internazionali (avversione che agli Stati Uniti non ha comunque impedito di fornire armi letali a Kiev).
Qualche sorpresa sul versante a stelle e strisce potrebbe arrivare dal defunto Russiagate. Il noto Rudy Giuliani, avvocato di Trump, dopo l’arresto di Assange se n’è uscito con queste precise parole: “forse Assange farà luce su come sia nata l’indagine contro Trump che conteneva false accuse di cospirazione con i russi al fine di influenzare l’esito del voto nelle elezioni del 2016. Il nostro pensiero va all’Ucraina”.

Incapaci di attendere gli sviluppi che a breve diranno sicuramente qualcosa in più sul personaggio politico (reale) Zelenskij, alcuni analisti sono invece andati a rivedere le puntate della serie tv “Servo del Popolo”, nella quale il neopresidente impersonava un semplice professore che, critico verso il governo corrotto, alla fine riusciva a diventare, rullo di tamburi … presidente! Più che una fiction, una vera e propria preparazione dell’elettorato. Il tutto gentilmente offerto dalla tv “1+1” di Igor Kolomoisky, un oligarca attualmente fuggito a Tel Aviv, non amicissimo di Poroshenko e invece parecchio amico di Zelenskij. Ah già, mi ero scordato: se non lo si fosse capito, dietro al Servo del Popolo c’è un oligarca. E non uno qualsiasi, bensì uno degli uomini più ricchi di Ucraina, protagonista indiscusso della vita politica, economica, culturale, sociale e finanche militare degli ultimi vent’anni.

Dunque, un cambiamento nella continuità? La continuità c’è, il cambiamento chissà. La nota positiva è di tipo puramente democratico. Raramente nello spazio post-sovietico, e in Ucraina in particolare, i cambiamenti repentini sono stati così indolore e lineari come sta accadendo in queste precise fasi. Poi c’è la pura energia politica, altro dato significativo, che qui in Ucraina si declina ormai stabilmente in un fare e disfare ciclico, o se volete in una costante speranza di cambiamento dal retrogusto un po’ pessimista.

Dopotutto è difficile essere ottimisti a fronte di molteplici tradimenti. Confesso: anche io sono piuttosto pessimista a riguardo. Se dovessi scommettere non punterei sulla buona riuscita di Zelenskij. A proposito, sapete che tra le sue varie proposte c’è, oltre alla legalizzazione della prostituzione, anche la legalizzazione del gioco d’azzardo? Kiev
trasformata in Las Vegas? Ci mancava soltanto questa…