Governo Draghi addio. Premier si è dimesso

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Le elezioni per il rinnovo del Parlamento si terranno il prossimo 25 settembre, come trapelato circa un’ora fa. Lo ha confermato il presidente del Consiglio Mario Draghi, secondo quanto si apprende, nel corso del Consiglio dei ministri in corso a Palazzo Chigi.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Il decreto di scioglimento sarà consegnato ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti.
Il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi è arrivato al Quirinale per controfirmare, come prevede la prassi costituzionale, il decreto di scioglimento delle Camere che sarà firmato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Le dimissioni di Draghi. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei ministri, Prof Mario Draghi, il quale dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. È quanto scritto nel comunicato letto dal Segretario generale della presidenza della Repubblica Ugo Zampetti.

Mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato il Quirinale dopo un colloquio di 40 minuti con il presidente Sergio Mattarella.

Questa mattina l’auto che trasportava il presidente del Consiglio, Mario Draghi, era arrivata al Quirinale. Adesso bisognerà conoscere i tempi dell’incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e le decisioni che verranno prese. Sono aperti diversi scenari possibili.

“Qualche volta anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”. Apre con questa battuta Draghi la brevissima comunicazione che ha riservato alla Camera dei Deputati. “Grazie per il lavoro fatto insieme. Alla luce del voto espresso ieri dal Senato della Repubblica chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal Presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni”.

Il possibile voto a settembre oppure ottobre. La data di convocazione delle urne, tra i 60 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, è determinata da precisi paletti indicati in parte nella Costituzione e in parte in leggi ordinarie.
“Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti” recita l’articolo 61 della Costituzione.

La lunga giornata di mercoledì di Mario Draghi si era conclusa con una fiducia “tecnica” e con un verdetto politico definitivo sull’esperienza del governo.

L’epilogo di palazzo Madama si racchiude nei freddi numeri della votazione: i sì sono stati 95 e sono arrivati da Pd, Leu, Italia viva, Insieme per il futuro e Italia al centro, mentre non hanno partecipato al voto il M5s e il centrodestra di governo, ma con delle differenze: centrodestra assente, M5s in Aula, ma senza votare, condizione che ha permesso alla votazione di raggiungere il numero legale.

A questo punto si prosegue con l’iter già previsto, ovvero il passaggio alla Camera, anche se appare puramente formale e poi, entro la giornata, il presidente del Consiglio dovrebbe salire al Colle per confermare le sue dimissioni, presentate giovedì scorso e non accolte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.