Il cardinale Scapinelli da Leguigno

cardinale

Il prossimo 27 gennaio ricorrerà il 110° anniversario della elezione di mons. Raffaele Scapinelli dei conti di Leguigno ad arcivescovo titolare di Laodicea e la sua contestuale nomina a nunzio apostolico presso la corte imperiale di Vienna, disposte dal Papa San Pio X, di cui era stretto collaboratore, il 27 gennaio 1912.

Annunciando le due prestigiose nomine, il giornale reggiano “L’Azione Cattolica” così enucleava le elevate doti umane del presule reggiano: La sua squisita gentilezza, la nobiltà spontanea e innata del suo tratto, la bontà candida e modesta gli hanno guadagnato l’affetto generale in Vaticano e a Roma, ove tutti parlano di monsignor Scapinelli colla più affettuosa riverenza. Ed era appunto la sua singolare modestia che lo faceva rifuggire dagli uffici altissimi che anche prima gli erano stati insistentemente offerti. Già da tempo avrebbe potuto essere nunzio a Vienna stessa e a Madrid. Ma egli seppe tanto insistere che il Santo Padre, che lo ama teneramente, non volle affliggerlo. Questa volta però egli non ha potuto sottrarsi al grave peso, le sue preghiere si sono spezzate contro la decisa volontà del Santo Padre che finalmente voleva che le sue rare doti di intelligenza, di prudenza e di pietà dovessero in più vasto campo essere consacrate al bene della Chiesa. Ed egli ha ubbidito.

La sua nunziatura a Vienna coincise con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’inutile strage; è noto e documentato l’impegno tenace del nunzio apostolico Scapinelli – secondo le direttive pontificie – per la pace e per evitare l’entrata in guerra con l’Italia.

La ricorrenza della nomina ad arcivescovo del futuro illustre porporato reggiano potrebbe essere l’occasione propizia per ricordarlo degnamente nella Cattedrale di Reggio Emilia con una lapide che ne perpetui la memoria e ne sottolinei l’opera; così come è stato fatto per l’altro cardinale reggiano del sec. XX, Sergio Pignedoli. Già la toponomastica cittadina lo ricorda nella piazzetta antistante la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo.

Nato a Modena il 25 aprile 1858, Scapinelli frequentò a Reggio tra il 1865 e il 1874 le scuole del Seminario Urbano completando a soli venti anni gli studi teologici. Celebrò la sua prima Messa il 24 settembre 1881 nella chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo, nel cui territorio sorgeva in via San Domenico la casa paterna. Fondatore del “Reggianello”, fu professore di diritto canonico nel vescovile Seminario. Poi nel 1887 il suo passaggio a Roma, dove frequentò la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Nel 1889 iniziava la sua carriera di diplomatico: ablegato apostolico a Parigi, poi segretario della Nunziatura apostolica a Lisbona; quindi uditore all’Internunziatura apostolica dell’Aia e infine ablegato apostolico a Madrid. Dal 1897 intraprendeva l’attività presso la Sacra Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari e diveniva anche professore di stile diplomatico nella Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Nel 1912 Pio X lo nominava arcivescovo e contestualmente nunzio apostolico a Vienna, incarico che mantenne sino al 1916. La consacrazione episcopale venne conferita a Scapinelli il 26 febbraio1912 in Vaticano nella cappella della contessa Matilde di Canossa dal cardinale segretario di Stato Rafael Merry del Val.

Il nunzio Scapinelli dovette affrontare anche il problema della costruzione della nuova sede della nunziatura; ma data la sua innata modestia non volle citato il proprio nome nella lapide commemorativa che fece apporre nel nuovo edificio. Mons. Raffaele visse anche il dramma della prima guerra mondiale, facendosi latore di un messaggio di papa Benedetto XV all’imperatore d’Austria per evitare l’ingresso nel conflitto dell’Italia.

Creato cardinale da Benedetto XV nel concistoro del 6 dicembre 1915, lasciava definitivamente la sede di Vienna per Roma il 26 novembre 1916. Nel concistoro del 7 dicembre 1916 ricevette il titolo presbiterale di San Girolamo degli Schiavoni “ad Illyricos”.

In tale occasione la diocesi di Reggio Emilia gli fece dono di una calice e di una patena d’argento dorato.

Fu prefetto della Sacra Congregazione dei religiosi, incarico che mantenne sino al 1920. Nonostante i tanti impegni romani, il cardinale Scapinelli mantenne sempre contatti con la nostra diocesi; il 30 aprile 1922 chiudeva solennemente a Reggio Emilia il primo Congresso eucaristico diocesano. Spesso in estate si recava a villeggiare nel castello avito di Leguigno. Il 22 luglio 1930 veniva nominato Cardinale Datario di Santa Romana Chiesa; nonostante l’alto ufficio, schivo degli onori, conservò l’umiltà, la modestia e l’austerità che sempre lo avevano contraddistinto.

Nel biennio 1909-1910 intensi e quasi quotidiani furono i suoi contatti con il reggiano mons. Emilio Cottafavi, che Papa Pio X aveva nominato nel gennaio 1909 suo delegato per la ricostruzione di Reggio Calabria dopo lo spaventoso terremoto del 28 dicembre 1908.

Il cardinale Scapinelli era lo zio materno di mons. Antonio Fornaciari, parroco di San Giacomo dal 1932 al 1976. L’archivio parrocchiale conserva una preziosa lettera, datata 3 novembre 1931, nella quale don Antonio, che si trovava allora a Roma accanto allo zio e che sembrava avviato ad una brillante carriera in Vaticano, con grande sincerità e franchezza gli comunicava – appellandolo “Eminenza Reverendissima” – i motivi che lo avevano indotto a concorrere alla parrocchia reggiana di San Giacomo, pur avendo fatto domanda per un posto di “scrittore” al Sant’Ufficio. La lettera dimostra, nella delicatezza dei toni usati verso il cardinale, la spiccata sensibilità pastorale di “don Tonino”, la sua vocazione a lavorare in una parrocchia che già conosceva a diretto contatto “con le persone e soprattutto il desiderio di ministero a pro’ delle anime”; e aggiungeva: “la vita del Prete è quella del Ministero. Solo il desiderio di far del bene alle anime, e non altro, mi ha spinto a questo”.

Il cardinale Scapinelli si spense dopo una lunga malattia il 16 settembre 1933. Fu sepolto a Roma al cimitero del Verano nel sepolcro della Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Un efficace ritratto del porporato è stato tracciato nel 1950 dal canonico Carlo Lindner nel prezioso volume “Nostri preti”.

Giuseppe Adriano Rossi