Fotografia Europea. Ai chiostri di San Domenico prosegue #Reconstruction

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Il concetto di identità, la tecnologia, il rapporto uomo – natura, l’immaginario, le relazioni di coppia, il patrimonio personale di storie e racconti, i processi di adozione e rimessa in circolo delle immagini sono alcuni dei temi presenti nella mostra collettiva di Giovane Fotografia italiana dal titolo Reconstruction, visitabile nei Chiostri di San Domenico, a Reggio Emilia, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20 ad ingresso gratuito, contingentato.

L’esposizione, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi presenta, nel contesto del festival Fotografia Europea i sette progetti selezionati attraverso una call pubblica da una giuria internazionale, composta dai curatori, insieme ai rappresentanti dei festival partner. Il tema RECONSTRUCTION era stato concepito per l’edizione 2020 e riproposto oggi, assume ulteriori possibili sfumature e interpretazioni.

Nowhere Near di Alisa Martynova (Orenburg, Russia, 1994) tenta di ricostruire l’immaginario di chi ha deciso di lasciare la propria terra d’origine e ciò che resta del sogno di una vita diversa una volta che i migranti hanno raggiunto la meta.

In The Long Way Home of Ivan Putnik, Truck Driver il collettivo Vaste Programme (Giulia Vigna, Latina, 1992; Leonardo Magrelli, Roma, 1989; Alessandro Tini, Roma, 1988) indaga i meccanismi e il ruolo delle immagini presentando l’archivio fotografico di Ivan Putnik, un camionista russo che attraversa l’intera Siberia alla guida di un camion, dando vita ad una narrazione a cavallo tra i generi classici dell’album fotografico, del diario di viaggio e della verofiction con immagini e memorie attentamente selezionate dagli autori.

I Made Them Run Away di Martina Zanin (San Daniele del Friuli, 1994) è una storia a più livelli che attraverso immagini e testi epistolari indaga le dinamiche delle relazioni di coppia mettendo al centro temi come l’amore, la fantasia, l’illusione, l’identità.

The Creation of the World is an Ordinary Day di Elena Zottola (Maratea, 1995) è un’opera-performance nata in Estonia che si è concretizzata nella cartolina d’artista. Ispirato da un antico racconto baltico sull’origine del mondo, il progetto fotografico è il tramite per la formulazione di un nuovo racconto multiculturale e collettivo, privo di qualsiasi barriera di linguaggio, di forma o contenuto.

Domenico Camarda (La Spezia, 1990) riflette con Liquido sul concetto di identità che, come la realtà stessa, si è moltiplicato, espanso, lasciando così spazio ad un mondo non ben definito, dove la fissità è sostituita da una varietà di forme possibili.

Irene Fenara (Bologna, 1990) in Three Thousand Tigers evidenzia come la tecnologia cambi la percezione del mondo. Partendo da immagini di tigre, animale in via d’estinzione ma sovrarappresentato nel nostro immaginario, crea con un algoritmo nuove immagini che sottolineano la distanza tra noi e la realtà.

Francesca Pili (Benevento, 1986) con #Abruxaus denuncia con amara ironia la piaga degli incendi dolosi che affliggono la Sardegna così come molte altre aree del pianeta, offrendo una riflessione sul controverso rapporto tra uomo e natura sottomesso alle logiche di consumo.


Giovane Fotografia Italiana è promossa da Comune di Reggio Emilia e Comune di Cortona in collaborazione con GAI. Associazione per il circuito dei Giovani Artisti Italiani, Fotografia Europea, Circulation(s) Festival de la jeune photographie europeénne, Paris; Photoworks Festival, Brighton; Festival Panoràmic – Granollers, Barcelona; Cortona on the Move.

Co-finanziato da Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale e ANCI.

Con il contributo di Regione Emilia-Romagna, nell’ambito di “Emilia 2020-2021”, e Reire srl.

Le modalità di accesso alla mostra sono consultabili sul sito http://gfi.comune.re.it e Facebook Instagram culturareggioemilia

Dal 28 maggio 2021 una visita virtuale della mostra è disponibile sul sito www.gfi.comune.re.it.