Femminicidio di Bologna, il procuratore: “Non è un caso di malagiustizia”. Ma Cartabia manda gli ispettori

Alessandra Matteuzzi Bologna

Nella vicenda del femminicidio di Alessandra Matteuzzi, la donna di 56 anni uccisa a martellate nella serata di martedì 23 agosto in via dell’Arcoveggio a Bologna dall’ex compagno Giovanni Padovani, “non si può affatto parlare di malagiustizia”: ne è convinto il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, che ha respinto le critiche scoppiate per il fatto che la vittima avesse denunciato solo poche settimane fa per stalking quello che sarebbe poi diventato il suo assassino.

La denuncia, ha ricordato Amato ripercorrendo le tappe della storia, “è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini, che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune delle persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto”. Stando ai contenuti della denuncia, ha aggiunto Amato, “non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”.

La ministra della giustizia Marta Cartabia, attraverso il suo gabinetto, ha chiesto in ogni caso agli uffici dell’ispettorato di svolgere con urgenza “i necessari accertamenti preliminari formulando, all’esito, valutazioni e proposte” su quanto accaduto.

Sul fronte strettamente processuale, il sostituto procuratore Domenico Ambrosino ha conferito al medico legale Guido Pelletti l’incarico di effettuare l’autopsia sul corpo di Alessandra Matteuzzi. L’interrogatorio di garanzia di Padovani, accusato di omicidio aggravato dallo stalking, è stato fissato per la mattinata di venerdì 26 agosto davanti al giudice per le indagini preliminari Andrea Salvatore Romito: il pm ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere.