Si è aperto giovedì 25 gennaio davanti alla Corte di assise di Bologna il processo a Fabio Ferrari, accusato dell’omicidio della cugina Natalia Chinni, l’insegnante in pensione di 72 anni assassinata il 29 ottobre del 2021 mentre stava riparando la recinzione della sua proprietà a Santa Maria Villiana di Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese.
La corte ha deciso sulle richieste di testimoni e consulenti avanzate dalle parti, mentre si è riservata di valutare più avanti l’istanza anticipata dai legali difensori di Ferrari, che hanno richiesto di effettuare un sopralluogo sulla scena del crimine. I familiari di Chinni si sono costituiti parte civile. Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 15 marzo.
Stando alla ricostruzione dei carabinieri, la vittima fu raggiunta da sette pallettoni sparati a bruciapelo, partiti – secondo l’accusa – da un fucile illecitamente detenuto dal cugino (arma che tuttavia non è mai stata ritrovata). Seppur gravemente ferita, la donna era riuscita a raggiungere la propria auto per prendere il cellulare, ma dopo essersi trascinata verso casa aveva perso i sensi prima di riuscire a chiedere aiuto: era stata ritrovata ormai senza vita dal figlio dopo qualche ora.
Fin da subito le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate su Ferrari, con il quale Natalia Chinni aveva già litigato in passato per futili questioni di vicinato: i loro rapporti erano tesi da tempo. L’uomo è stato anche sottoposto a una perizia psichiatrica, che ha stabilito la sua piena imputabilità.
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