L’intervista. Esce Animali, singolo d’esordio di Elisa Pucci, in arte Mille

Elisa Pucci MILLE

Eye-liner, frangetta, gonne a vita alta anche in quarantena – le stesse che amava vedere indossate dalla mamma negli anni della sua giovinezza, quando con i suoi lunghi capelli rosso rame cantava Caruso di Lucio Dalla – e bella come una giornata di sole, abbiamo incontrato in videochat “Mille”, nome d’arte di Elisa Pucci.

Da sempre “peperina”, era considerata da bambina la “garibaldina” di casa ed è proprio alla “spedizione dei Mille” che deve il suo nome: falsifica la firma del papà per iscriversi allo Zecchino d’Oro, partecipandovi con una canzone scritta da Memo Remigi.
Si laurea in Economia a “La Sapienza” di Roma ma subito dopo entra a far parte di una compagnia teatrale come attrice. Fonda la band “Moseek” di cui diventa autrice e manager per booking e comunicazione, fino a conquistare il cuore di “Skin” partecipando con la band all’edizione numero 9 di xFactor: gira l’Italia facendo concerti, fa un minitour in Inghilterra e calca il palco dello Sziget Festival a Budapest.

Ma sei un fenomeno Elisa. Con la tua “bio” posso chiudere il pezzo senza aggiungere null’altro. Dobbiamo però parlare di “Animali”, il tuo singolo d’esordio, già disponibile sulle piattaforme digitali…

<<Questo brano fotografa esattamente il mio stato d’animo nel momento in cui ho deciso di buttarlo nero su bianco; uno spartiacque tra la ‘me’ che si avvicina alla scrittura in italiano togliendosi dalla confort zone dell’inglese (e che si domandava se la scelta fosse quella giusta), all’altra ‘me’, pronta a mettersi costantemente alla prova.
Una dimensione fatta di domande, ma anche di consapevolezza: stavo facendo la scelta giusta. Io sono “mille”, quindi, va bene così.
“Animali” è la prima canzone che mi ha fatta sentire sicura e certa di quello che stessi facendo: per questo non poteva che essere, tra tutti, il mio primo singolo.
Scritto di getto, quasi fosse un flusso di coscienza, diventa il gioco tra la ragione e l’istinto. Il file rouge di tutta la canzone è proprio questa altalena di emozioni, come in una sorta di quarantena autoindotta – fatalità della sorte – in cui tutti i giorni sono tutti uguali, mentre ci si augura che ognuno di questi, inclusa la domenica, torni ad avere il proprio sapore.


Parlo ovviamente d’amore, di quello che non ti darai mai tregua di trovare se non lascerai parlare l’istinto.
“Animali”, perché questo siamo. Ci si annusa e ci si riconosce, a prescindere dal tempo e da quello che accade intorno, con l’augurio di ritrovare la meraviglia di un sentimento anche dopo una vita>>.

Questo singolo è una forma di autoanalisi?

<<Si. Sono legata alla malinconia e alla mia solitudine, che poi non mi ha mai fatto sentire sola. Il tempo che passa sembra qualcosa di utile, che mi permette di avvicinarmi alla fatidica felicità. Nella canzone, la felicità, la considero ad un palmo da me, ma non ti so dire se poi sia li, o se sia io che decido di non viverla, o sia tutta in quello che c’è prima; nell’attesa. Più il futuro spaventa e più si avverte il bisogno di codificarlo, quantomeno prevederlo. Ma se penso alle canzoni, e a quello che scrivo, credo che abbiano a che fare con la scia dell’entusiasmo, con l’istinto e con la mia faccia. Non andrei mai in disaccordo con queste tre cose. Per questo ho scelto “Animali” come primo singolo e ho voluto che il videoclip fosse pubblicato in questo periodo in cui l’entusiasmo è fondamentale: i bar sono chiusi per adesso, pensiamo a questi luoghi con malinconia, ma riapriranno e torneremo alla vita di tutti i giorni. Noi siamo animali abituali».

Ecco, parliamo del videoclip…

<<Volevo una cosa estremamente semplice: il primo singolo, il primo video, questo sarebbe diventato il mio bigliettino da visita, non potevo presentarmi se non per quella che sono. L’ho pensato, quindi, come un’esibizione estemporanea: un sogno, anticamera della realtà. Ci sono tre avventori che si fanno gli affari propri e io che canto a me stessa.
Desideravo ambientarlo in un bar, perché ne adoro la poetica e mai più come oggi – appunto – crea nostalgia. Ma questo non è un bar qualunque: è stato aperto il 2 giugno del 1987 e ha conservato intatta la bellezza del primo giorno d’inaugurazione; l’atmosfera è famigliare e anche l’arredamento ha un sapore nostalgico. Sono affezionata a tutto quello che è retrò, che è vintage, che ha radici negli anni ’80.

Elisa, di fatto, in buona parte, tutti assomigliamo ad un animale. In particolare, il tuo qual è?

<<Senza dubbio Tonino, il mio gatto: talmente socievole – ironizzo – che ora sta dormendo. Non è un gatto qualsiasi, lui è la mia ombra; è estremamente affettuoso e selettivo. Passa in rassegna tutte le persone che arrivano a casa: se gradisce fa le fusa, se non gradisce si mette di spalle. Poi ha le mie stesse abitudini: mangia con me, dorme con me; se faccio uno spuntino nel pomeriggio, anche lui lo fa. Però Tonino è un gatto-cane perché è molto diverso dagli stereotipi: ad esempio, non è attaccato alla casa, ma agli affetti. Abbiamo fatto nove traslochi insieme>>.

“Animali”, immagino, preannunci l’uscita di un album…

<<Si, ho scritto tante canzoni e questa è la prima che esce dalle pareti bianche di questa stanza, che fino ad ora è l’unica a conoscerle tutte. Siamo appena partiti; ci saranno dei singoli, ma arriveremo anche all’album. Ogni cosa a suo tempo, ma succederà>>

Non lo sapevo, ma ho scoperto che anche la copertina, bellissima, fatta a mano, è opera tua. Sei un’artista a tutto tondo…

<<Disegno da sempre, per me è un momento di decompressione. Ho fatto, è vero, economia e commercio, ma indirizzo moda e quindi ho sempre disegnato bozzetti. La storia di questa copertina però è inusuale.
Avevo postato i disegni su instagram e i miei discografici mi hanno chiesto se fossero miei. Non sapevano che disegnassi e hanno voluto vedere tutti quelli che ho fatto.
Ho una serie di disegni che si chiama “Tette sulle spalle”, da cui poi ho tratto quello che è diventato il disegno di copertina di “Animali”; poi ho la serie “Vagina sul collo”, “Piedi sulle palpebre”: si, su Instagram ho anche i video time-lapse in cui si vede mentre li realizzo.
Mi hanno fatto notare che si integrava perfettamente nel contesto del brano e quindi abbiamo pensato che curerò io tutte le copertine dei singoli e del disco. Questo, quanto meno, sarebbe il mio desiderio>>.

Altri piccolo sogni che spuntano dal taschino della tua pochette dei trucchi, ne hai?

<<Sogni “X”? In generale? Beh, tanti, ma prima di tutti sogno di uscire senza mascherina, senza autocertificazione e senza guanti. Sogno di poter andare in “Città Studi”, a Milano, vicino a dove abito, per poter riabbracciare il mio migliore amico: un piccolo sogno, ma che allo stesso tempo, oggi, sembra infinitamente grande>>.

Non abbiamo parlato di xFactor e dei Moseek…

<<E’ stato tutto molto positivo, un’esperienza fantastica. I Moseek esistono ancora, è un progetto parallelo che andrà avanti, ma con gli impegni del disco – sono “Mille”, è vero, ma mi sono resa conto solo dopo, che sono sempre “una” – in questo periodo rimarrà per forza di cose in stand by. Abbiamo scritto molte cose nuove; abbiamo una cartella dropbox aggiornata a gennaio 2020, ma per ora non ci sono uscite programmate perché “Mille” ha preso tutto il tempo a disposizione>>.