Von der Leyen in visita al campo di Fossoli

campo di Fossoli 2021

Domenica 11 luglio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli hanno visitato il Campo di Fossoli, nei pressi di Carpi, in provincia di Modena, in occasione della commemorazione del settantasettesimo anniversario dell’eccidio nazista di 67 internati politici avvenuto il 12 luglio 1944 al poligono di tiro di Cibeno. I due presidenti hanno deposto una corona di fiori per i martiri della Resistenza.


Con loro c’era anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: “Non distante da qui, nella frazione di Cibeno, 77 anni fa furono trucidate dai nazisti 67 persone, uomini e donne internate nel Campo di Fossoli che i compagni di prigionia, nelle loro testimonianze, definivano “i migliori”. Perché nonostante avessero subito le più atroci crudeltà non si sono mai arresi, portando avanti ogni giorno la loro personale resistenza. Oggi i massimi rappresentanti delle istituzioni europee sono qui per testimoniare insieme a noi che i valori fondanti dell’Unione Europea sono più che mai attuali, che vanno difesi e alimentati ogni istante, a partire dall’inviolabilità dei diritti umani, dal rispetto della persona in quanto tale e dall’uguaglianza di tutti i cittadini, senza che alcuna distinzione sia possibile. Valori alla base dello Stato di diritto. Ringrazio per questo la presidente Von der Leyen e il presidente Sassoli, e ringrazio il presidente della Fondazione Fossoli Pierluigi Castagnetti al quale ribadisco l’impegno della Regione a valorizzare sempre di più questo luogo come luogo della memoria”.

“L’Europa unita – ha aggiunto Bonaccini – è nata proprio come anticorpo ai regimi che portarono nel baratro della Seconda guerra mondiale questo continente e il mondo intero, alle malattie economiche, sociali e culturali da cui nacquero quelle dittature. E voglio ricordare come il rischio di un arretramento, di veder riaffiorare gli antichi mali del nazionalismo, dell’intolleranza e del razzismo non sia mai venuto meno nel corso di questi decenni. Soprattutto nei momenti di crisi più acuti è riemersa sistematicamente la pulsione alla divisione e alla contrapposizione, l’idea che la casa comune rappresentasse il problema e non la via maestra per garantire la protezione dei cittadini e la pacifica convivenza”.

Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per custodire i prigionieri militari, a partire dal mese di marzo del 1944 Fossoli diventa campo poliziesco e di transito utilizzato dalle SS tedesche come anticamera dei lager nazisti. I circa cinquemila internati che passarono da Fossoli finirono poi nei campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück.

Nel 1996 è stata creata una fondazione con lo scopo di diffondere la memoria storica, attraverso la conservazione e la valorizzazione del campo. Dal 2016, grazie a un accordo siglato con la presidenza del Consiglio dei ministri e il Comune di Carpi, la Regione Emilia-Romagna ha investito sulla valorizzazione del campo di Fossoli con un primo stanziamento di un milione di euro, a cui si sono aggiunti altri 3,5 milioni dal Ministero dei beni culturali.

Dopo i riti religiosi, celebrati dal vescovo di Carpi Erio Castellucci e dal rabbino capo di Modena e Reggio Beniamino Goldstein, Sassoli e Von der Leyen hanno preso la parola dal palco. “Oggi è particolarmente toccante per me essere qui come europea di nazionalità tedesca. È stato un soldato tedesco a ordinare di uccidere i vostri genitori e i vostri nonni. È una colpa profonda nella storia del mio paese”, ha detto la presidente Von der Leyen: “La loro resistenza ha contribuito a salvare l’Italia e tutta l’Europa. Incluso il mio paese, la Germania. La Resistenza ci ha ridato la libertà, agli italiani come ai tedeschi. So che devo la mia stessa libertà a persone come i vostri genitori e i vostri nonni. Oggi, quindi, voglio onorare la memoria di tutti coloro che hanno combattuto per la nostra liberazione. È anche grazie al loro sacrificio che è nata un’Europa finalmente pacifica e democratica”.