Emilia, pillola abortiva nei consultori

ecografia prenatal

Dall’inizio di ottobre in Emilia-Romagna la pillola abortiva Ru486, un antiprogestinico utilizzato come farmaco per indurre l’interruzione di una gravidanza in atto, sarà distribuita anche nei consultori famliari regionali.

La novità è stata annunciata dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, ospite della trasmissione “Otto e mezzo” su La7: la distribuzione inizierà nei prossimi giorni dalla provincia di Parma, proseguendo poi nelle settimane e nei mesi successivi a Modena e a Carpi, in Romagna (Ravenna e Cattolica), a Bologna e poi via via in tutto il resto del territorio regionale.

Si amplia, dunque, la possibilità di ricorrere al trattamento farmacologico per l’interruzione volontaria di gravidanza, che potrà essere richiesto da persone maggiorenni entro il 49° giorno (compreso) di età gestazionale. In Emilia-Romagna fino ad oggi la pillola Ru486 si poteva ottenere soltanto nei presidi ospedalieri: dal 2005 in day hospital, e dalla fine dello scorso anno anche in regime ambulatoriale.

Il 2021, in ogni caso, in Emilia-Romagna ha fatto segnare il numero più basso di interruzioni volontarie di gravidanza dall’inizio della rilevazione – iniziata nel 1980 – a oggi: 5.671, con un calo del 6% rispetto al 2020, e per la prima volta sotto quota seimila. Allo stesso tempo si registra un sempre maggior ricorso alla pillola Ru486 rispetto all’intervento chirurgico: lo scorso anno 3.505 interruzioni volontarie di gravidanza (il 62%) sono state portate a termine con questo trattamento.

“Siamo pronti a partire per garantire alle donne un’ulteriore possibilità di effettuare, in sicurezza e con l’assistenza adeguata, l’interruzione volontaria di gravidanza”, ha commentato l’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini: “Iniziamo in alcune città, per poi estendere questa modalità anche alle altre province, man mano che le Ausl completeranno la predisposizione dei protocolli necessari su spazi e modalità, sulla base delle indicazioni definite dalla Regione. Siamo convinti si tratti di un diritto che deve essere garantito e rispetto al quale il servizio sanitario deve operare al meglio”.

Già alla fine dello scorso anno la Regione Emilia-Romagna aveva recepito, con un atto dell’assessorato regionale, le raccomandazioni nazionali del Ministero della salute, che chiedevano di assicurare alle persone con utero la possibilità di eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza con trattamento farmacologico in regime ambulatoriale anche negli spazi dei consultori.

In questo anno le aziende sanitarie emiliano-romagnole hanno lavorato per individuare le strutture, riorganizzare e attrezzare (dove necessario) gli spazi, formare adeguatamente il personale (costituito da équipe multiprofessionali) e costruire protocolli e accordi con gli ospedali di riferimento.

Non tutti i consultori potranno essere utilizzati per la somministrazione della pillola Ru486. Per garantire la massima sicurezza nell’assistenza la Regione ha definito infatti un protocollo sperimentale che sarà utilizzato unicamente nelle strutture con determinate caratteristiche: tra i requisiti richiesti figurano la distanza ravvicinata (entro i 30 minuti) dal presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di un’équipe adeguatamente formata, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore di coscienza, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire eventuali emergenze e il trattamento di effetti collaterali.

Le ivg farmacologiche dal 50° al 63° giorno di età gestazionale, in ogni caso, continueranno a essere possibili esclusivamente presso i presidi ospedalieri.

“La scelta della Regione è un’ottima notizia e risponde perfettamente alla richiesta contenuta in una risoluzione presentata dal MoVimento 5 Stelle e da Emilia-Romagna Coraggiosa e approvata da tutta la maggioranza già a giugno del 2021”, ha ricordato la consigliera regionale e capogruppo M5S Silvia Piccinini: “Si tratta di una decisione importante e che va nella direzione diametralmente opposta a quella intrapresa dalle Regioni amministrate dal centrodestra, che evidentemente vogliono negare quello che per le donne è e deve restare un diritto inviolabile. Bene, quindi, che l’Emilia-Romagna abbia proseguito sulla propria strada”.