Crisi. La lettera del cardinale Zuppi

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“Cara Costituzione,

sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per ringraziarti di quello che rappresenti da tempo per tutti noi. Hai quasi 75 anni, ma li porti benissimo! Ti voglio chiedere aiuto perché siamo in un momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare. E poi che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?”.

Questo l’incipit dello scritto (leggi la lettera completa) che il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi ha rivolto alla Costituzione italiana.

Continua poi il cardinale: “Stiamo vivendo un periodo difficile. Dopo tanti mesi siamo ancora nella tempesta del Covid. Qualcuno non ne può più. Molti non ci sono più. All’inizio tanti pensavano non fosse niente, altri erano sicuri che si risolvesse subito, tanto da continuare come se il virus non esistesse, altri credevano che dopo un breve sforzo sarebbe finito, senza perseveranza e impegno costante. Quanta sofferenza, visibile, e quanta nascosta nel profondo dell’animo delle persone! Quanti non abbiamo potuto salutare nel loro ultimo viaggio! Che ferita non averlo potuto fare!”.

«Quando penso – aggiunge il cardinale rivolgendosi alla Carta – a come ti hanno voluta, mi commuovo, perché i padri costituenti sono stati proprio bravi! Erano diversissimi, avversari, con idee molto distanti, eppure si misero d’accordo su quello che conta e su cui tutti – tutti – volevano costruire il nostro Paese».

E poi ancora la Carta ci ricorda che “dobbiamo imparare che c’è un limite nell’esercizio del potere e che i diritti sono sempre collegati a delle responsabilità collettive”, e che i “diritti impongono dei doveri», che ognuno è “chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre insieme agli altri”. La Carta chiede “a tutti di mettere le proprie capacità a servizio della fraternità”, perché la società “non è un insieme di isole ma una comunità fra persone, tra le nazioni e tra i popoli”.