Crisi di governo, Conte sale al Colle: chiarimento alle Camere

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Colloquio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel pomeriggio, con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, al Quirinale. Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta di Conte, vengono accettate le dimissioni rassegnate dalla senatrice Teresa Bellanova dalla carica di ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali – il relativo interim è stato assunto dal presidente del Consiglio – dalla prof. Elena Bonetti dalla carica di ministro senza portafoglio e dell’on. Ivan Scalfarotto.

“Il presidente del Consiglio ha illustrato al Presidente della Repubblica la situazione politica” continua la nota del Quirinale, “ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere. Il Presidente della Repubblica ha preso atto degli intendimenti così manifestati dal presidente del Consiglio dei ministri”. Secondo quanto si apprende, il premier dovrebbe rendere martedì mattina al Senato le comunicazioni sulla situazione politica. La Conferenza dei capigruppo della Camera è stata intanto convocata per le 18.15 di oggi in Sala della Regina.

La conta in Parlamento. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la crisi di governo aperta ufficialmente mercoledì dal leader di Italia viva Matteo Renzi, appare orientato a non dimettersi e ad andare in Parlamento, dove lo chiama oggi il presidente della Camera Roberto Fico, che accoglie la richiesta delle opposizioni sposata dalla maggioranza e chiosa: “Quest’aula non è e non può essere indifferente a quanto sta succedendo”. Convocate in mattinata le capigruppo di Camera e Senato, e alle 14 un vertice del centrodestra che invoca le dimissioni del premier, la parola va ai partiti.

Accettate le dimissioni dei ministri di Italia viva. A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Il premier ha parlato di “grave responsabilità” e “notevole danno al Paese” prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato “fino all’ultimo utile” il dialogo ma il terreno è stato “disseminato di mine”.

Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo di Matteo Renzi, per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Il premier Giuseppe Conte, nel primo Consiglio dei ministri senza Iv, non fornisce alcun cenno di dietrofront, tratta ormai Matteo Renzi da avversario, si presenta ai ministri tranquillo e deciso ad andare avanti.

Ancora alcuni passaggi devono maturare: oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c’è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull’ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di “responsabili”.

Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un’opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d’uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere.

Una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv Conte – se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza – la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore, anche perché è lo stesso presidente Mattarella ad averlo invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l’obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo. A margine del Cdm alcuni ministri osservano che quella dello showdown in aula è la strada da imboccare, altri predicano più prudenza: non se ne sarebbe comunque parlato nella riunione del Consiglio.