Covid. In Italia indice RT stabile sotto la soglia epidemica, ma risale l’incidenza dei contagi

ospedale Covid infermiere retro

L’ultima riunione di aprile della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, ha evidenziato luci e ombre.

Secondo i calcoli del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è in calo per la quarta settimana consecutiva, anche se solo leggermente: è passato da 0,96 a 0,93 (range 0,90 – 1,04), rimanendo in ogni caso al di sotto della cosiddetta “soglia epidemica” (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

In lievissima risalita, invece, l’Rt ospedaliero, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di pazienti con Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero, il cui valore è cresciuto da 0,91 a 0,93, restando comunque al di sotto della soglia epidemica.

Il trend dell’incidenza settimanale dei contagi, invece, dopo quattro settimane di discesa è tornato a salire: negli ultimi sette giorni presi in considerazione l’indicatore ha fatto registrare un aumento da 675 a 699 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane per la ventiseiesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).

Positivi, invece, i numeri riferiti alla pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione di posti letto nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è sceso dal 4,2% del 21 aprile al 3,8% del 28 aprile; nello stesso intervallo di tempo è diminuito anche il tasso di occupazione di posti letto in area medica, passato dal 15,8% del 21 aprile al 15,6% attuale.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione tre regioni sono considerate “a rischio alto”, a causa di molteplici allerte di resilienza; undici tra regioni e province autonome sono valutate “a rischio moderato” (nessuna di queste però è ritenuta al momento ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore); le restanti regioni e province autonome, invece, sono classificate “a rischio basso”. Diciannove regioni e province autonome hanno riportato almeno una singola allerta di resilienza, quattro invece hanno riportato molteplici allerte.

È in leggero aumento (dal 12% al 13%) la percentuale dei nuovi casi di positività rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, mentre è diminuita (dal 41% al 40%) la quota di persone contagiate individuate attraverso la comparsa dei sintomi; stabile, invece, la percentuale dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening (47%).