Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha firmato un nuovo decreto che, introducendo fino al 3 aprile altre misure urgenti per il contenimento del diffondersi del virus Covid-19 sul territorio nazionale, ha di fatto trasformato una parte dell’Emilia-Romagna (le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Rimini) in una sorta di “zona rossa”.
Le misure, derivanti dalle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, eliminano le precedenti zone rosse (cioè i Comuni focolaio dell’epidemia in Lombardia e in Veneto) e suddivide l’Italia sostanzialmente in due aree, una delle quali – per la quale sono previste misure più restrittive a causa della maggiore diffusione del virus – comprende la Lombardia e 14 province di Veneto (Venezia, Padova e Treviso), Piemonte (Asti, Alessandria, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli), Marche (Pesaro e Urbino) ed Emilia-Romagna (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Rimini).
Altre misure di contenimento del contagio, invece, sono valide su tutto il territorio nazionale, e quindi anche sulle altre province emiliano-romagnole: Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, nei cui territori rimane in vigore la sospensione di nidi, scuole di ogni ordine e grado e Università fino al 15 marzo.
In merito a una delle misure più importanti, quella di evitare per quanto possibile gli spostamenti di persone nelle aree oggetto delle misure più stringenti del decreto, limitandole ai tre casi di comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, il governo – durante una videoconferenza con le Regioni – ha chiarito in modo inequivocabile come non esistano restrizioni per la mobilità dei lavoratori e delle merci né all’interno del territorio nazionale né tra l’Italia e gli altri paesi.
Chi dunque deve spostarsi per ragioni di lavoro, anche tra le province e all’interno di esse, lo può fare: è quindi garantito il diritto a lavorare per chi è in buona salute, non presenta sintomi né debba rispettare il periodo di quarantena, purché si tratti di spostamenti per ragioni di lavoro o di necessità.
Per il presidente della Regione Stefano Bonaccini “è bene che il Governo abbia fatto chiarezza su un punto che aveva spinto tantissimi cittadini a chiederci se avrebbero potuto o meno recarsi al lavoro, o imprenditori a porre lo stesso quesito relativo alle merci”.
“Sia chiaro che il primo impegno è contrastare la diffusione del virus e l’Emilia-Romagna è in prima linea in questo sforzo. A dimostrazione del fatto che non abbiamo alcuna intenzione di indebolire i provvedimenti del governo, d’accordo con i sindaci dei territori esclusi dalle misure più restrittive ho appena assunto un’ordinanza che estende la sospensione dell’attività di palestre, piscine e attività ricreative anche alle zone che il governo aveva escluso, e che quindi varranno in tutto il territorio regionale”.
Con la stessa ordinanza, ha sottolineato Bonaccini, “metteremo in protezione quella parte della popolazione più fragile che oggi frequenta i nostri centri diurni: parliamo di persone non autosufficienti che trovano in questi servizi un supporto molto importante per sé e per le proprie famiglie, ma che in questo momento rappresentano un rischio troppo alto per la loro salute. Per questo sospendiamo l’attività dei centri diurni in tutta l’Emilia-Romagna, chiedendo ai Comuni di rafforzare l’assistenza domiciliare. Come Regione li sosterremo in questo sforzo”.
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