Coalizione Civica: Silk Faw, ampliamento a Gavassa stralciato dal Pug

De Lucia e Aguzzoli

Scrivono in una nota i consiglieri di Coalizione Civica Dario de Lucia e Fabrizio Aguzzoli: “Il professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano pochi giorni fa è intervenuto con una pesante dichiarazione “L’Emilia Romagna è la terza regione d’Italia per consumo di suolo e la prima per cementificazione delle aree alluvionali”.

L’Emilia Romagna ha infatti circa 658 ettari cementificati in un solo anno, quello della pandemia, il 2021. L’80% di questa superficie riguarda aree a pericolosità idraulica, ovvero dove sappiamo che è alto il rischio di esondazioni. In questa regione si consuma suolo nelle aree protette (+2,1 ettari nel 2020-2021), nelle aree a pericolosità di frana (+11,8 ettari nel 2020-2021) e nelle aree alluvionali, dove l’Emilia-Romagna vanta un record nazionale.

Con questi dati una classe dirigente seria si sarebbe allarmata in vista degli scenari futuri invece si continua a cementificare.

Il tentativo di far coesistere la tensione verso l’attrattività produttiva (che diventa poi necessariamente attrattività abitativa e di pressione sui servizi) e la neutralità climatica ha prodotto una sintesi che pecca a nostro avviso di coraggio ed è molto più attenta agli interessi di settore.

Soprattutto per il consumo di suolo che, pur previsto con un limite del 3% del territorio urbanizzabile al 2050, continuerà a rappresentare un pesante fardello per chi come noi condivide le previsioni più allarmanti di coloro che, fra gli scienziati, ci allertano sul fatto che siamo al limite del punto di non ritorno degli equilibri ambientali. Considerando anche l’eredita di tutta i piani urbanistici precedenti. Se prendiamo solo i piani già approvati sul settore commerciale abbiamo

Il suolo rappresenta non solo un presidio indispensabile per il controllo delle emissioni di gas climalteranti (spt CO2), ma anche per il suo naturale utilizzo a fini agricoli nella catena alimentare, come presidio per la biodiversità sempre più compromessa, ma rappresenta inoltre un presidio economico.

L’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha calcolato, mediante l’interpolazione di una griglia di indici che elaborano la perdita di servizi ecosistemici dovuti al consumo di suolo, il costo economico della perdita di un singolo ettaro di suolo vergine in 80.000 Euro l’anno. Questi dati ci fanno dire che più si consuma suolo, più si rischia la bancarotta.

Concretamente, la sola impermeabilizzazione dei 36 ettari dell’area su cui doveva atterrare il mega complesso dell’automotive sino-americano a Gavassa avrebbe determinato un costo economico (per la perdita di servizi ecosistemici) di almeno 2.880.000 euro l’anno di spesa pubblica, per sempre.

C’è la buona notizia: l’ampliamento dell’area a Gavassa con l’insediamento di Silk Faw é stata definitivamente stralciata con il voto del PUG (Piano Urbanistico Generale). Finisce – senza le scuse di nessun politico – una presa in giro durata anni dove si era data la possibilità a investitori esteri (su cui ora indaga la guardia di finanza) di trasformare una grande area della città senza pagare oltre 3 milioni di oneri di urbanizzazione e senza valutazione di impatto ambientale.

Per questo punto ci siamo astenuti sul PUG dando segno di responsabilità, non condividiamo questo sviluppo mal gestito dalla politica del governo locale (sia Vecchi sia Bonaccini hanno usato parole roboanti per Silk Faw senza evidentemente fare gli adeguati controlli) ma l’area da oltre 30 ettari a Gavassa doveva tornare al suo stato originario.

Non avremmo voluto trovarci con una area produttiva già predisposta (sulla carta) con il rischio che potesse finire ad esempio in mano a multinazionale della logistica che non portano lavori ben pagati e impattano molto sul territorio. Dovremo attenzionare nei prossimi anni che attrarre investimenti significa valutarne seriamente la fattibilità e non significhi dare carta bianca a chi vuole costruire, impegnando l’amministrazione ad adeguare le infrastrutture con altro consumo di suolo e alto consumo di risorse pubbliche, immediate per la loro costruzione e future per la loro manutenzione”.