Caro Pd reggiano…

Come è triste e rassegnata e lacrimosa e senza guizzi e sogni e immaginazioni e idee la lettera inviata dal segretario del Pd Andrea Costa alla Gazzetta di Reggio in risposta ad alcune stimolanti riflessione del suo direttore, ormai un mese fa. Ma tanto tempo per pensare se e cosa rispondere da parte del segretario, purtroppo, deludono ogni speranza: tutto si riduce a una confusa lamentazione.




La lettera si apre con una citazione di una canzone di Luciano Ligabue e si chiude con un’altra citazione sempre da Luciano Ligabue. E questo la dice già lunga sul livello di analisi. Si invoca una scintilla, uno scatto che non c’è: e da solo, di certo, non verrà. Costa dice che non ha alcun reale interesse su chi sarà il nuovo segretario nazionale del Pd, perché – giustamente – si vuole prima capire cosa è o è diventato il Pd. Viene da chiedersi: se il futuro non lo sanno immaginare neppure i dirigenti, chi lo deve sapere? Oppure i dirigenti locali sono sempre e solo in attesa, in questo Pd, di vedere da che parte tira il vento? Di sapere cosa succede a livello nazionale e poi adeguarsi?

È sempre impressionante prendere atto di come il patrimonio di valori e la storia dell’allora Pci (anche dalle sue ceneri è nato il Pd, in fondo), in un tempo relativamente breve, sia stato quasi completamente azzerato, soprattutto nella sua parte laica. Anche nella nostra regione e nella nostra città. E se si eccettuano le iniziali speranze legate soprattutto all’Ulivo, di come il pensiero e le idee siano diventate latitanti o intercambiabili.

Per anni è stato ripetuto agli elettori che non esistevano più destra e sinistra, per poi accorgersi che oggi al governo dell’Italia c’è la destra. E magari, quando c’era anche il Pd, non c’era proprio la sinistra. In realtà non credo che esistano elettori più pazienti di quelli della cosiddetta sinistra: hanno accettato un cambio forsennato di nomi, simboli, valori e ideologie nel giro di solo qualche decennio.

Ma se il Pd pensa di andare alle prossime amministrative con questa triste lamentazione e povertà di idee, non credo sia una bella notizia per la nostra città. Occorre, credo, che si faccia un po’ di quella vecchia autocritica oggi tanto bistrattata. È mancata a livello nazionale dopo le ultime politiche, è vero. Ma anche a livello locale non scherziamo: il silenzio è pressoché assoluto. Possibile?

Nessuno pretendeva che i cosiddetti giovani politici del Pd fossero al livello di quelli che affondano la loro storia e le loro radici nella Resistenza, ma così è veramente troppo poco e non si capisce bene cosa abbiano in testa. Non c’è veramente nulla e nessuno di meglio?

Costa, tra l’altro, parla di cultura. Pare che soprattutto lì ci sia stata – secondo lui, se ho capito bene – una sottovalutazione. Di chi è la colpa, se non di chi era e sembra essere, ancora oggi, maggioranza nella nostra città e nella nostra provincia? Ecco, rispetto a questo, per esempio, cosa si muove di nuovo oltre all’abolizione di un assessorato alla cultura? Non sarebbe interessante discuterne seriamente?

Prendiamo per esempio un tema culturale e sociale come lo ius soli. Quando era al governo nazionale, per il Pd era troppo rischioso parlarne e si rischiava di perdere consenso; infatti poi la proposta di legge è saltata. (nonostante, ricordiamolo sempre, tutto è nato qui a Reggio Emilia quando era sindaco l’attuale capogruppo del Pd alla Camera ed ex sindaco di Reggio Graziano Delrio).

Ebbene, e ora? Perché non riprenderla in mano seriamente quella battaglia dall’opposizione e farne una bandiera? O anche in questo caso si teme di perdere ulteriore consenso? Caro Pd reggiano, ho la sensazione che a forza di aver paura di non fare scelte per paura di perdere il consenso, o di aspettare buone notizie e indicazioni da Roma, alla fine si rischi di perdere ugualmente.