Caro energia, si discute in Regione

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È proseguita in commissione Politiche economiche (presieduta da Manuela Rontini) la discussione sul tema delle comunità energetiche con i soggetti portatori di interesse. Il progetto di legge in esame, che ha accorpato tre distinti progetti di legge a firma della Lega (primo firmatario Emiliano Occhi), di Silvia Piccinini del Movimento 5 Stelle e della giunta, vuole offrire uno strumento concreto a livello regionale al fine di agevolare le energie rinnovabili per l’autoconsumo, supportando le comunità energetiche. Esigenza resa ancora più necessaria in ragione dei recenti aumenti di luce e gas.

“Nei giorni scorsi -ha ricordato la presidente Rontini- si è tenuta in commissione l’udienza conoscitiva con 41 adesioni e 18 interventi. Oggi, con gli ultimi 5 interventi, chiudiamo la parte conoscitiva e a margine della seduta individueremo i tempi per la presentazione degli emendamenti e le scadenze legate alla necessità di mettere il documento di lavoro a disposizione dei consiglieri e delle forze politiche che potranno così analizzare sollecitazioni e suggerimenti”.

In apertura dei lavori sono stati ascoltati gli stakeholder (soggetti portatori di interessi, ndr) dai quali è emersa ancora forte la necessità di abbattere la burocrazia, attivare adeguati canali di finanziamento e reperimento delle risorse e sostenere, attraverso una corretta comunicazione, la partecipazione di cittadini e imprese affinché sappiano cogliere le opportunità offerte dalle comunità energetiche.

Davide Ferraresi presidente di Legambiente Emilia-Romagna ha commentato: “Le comunità energetiche rappresentano un pilastro per le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici e l’eliminazione delle fonti fossili. Riteniamo che occorra aiutare le famiglie e le imprese ad ottenere prezzi stabili e adeguati e il progetto di legge in esame è in linea con questi principi. Chiediamo, inoltre, che venga esclusa la logica del profitto perché ci fa piacere che trovino spazio i bisogni della fascia di popolazione che ha meno risorse. In questa direzione potrebbe essere utile una maggiore specificazione degli impianti, favorendo quelli più accessibili a privati e imprese. Finanziamenti ad hoc annuali nel bilancio regionale porteranno indubbi benefici”.

“L’auspicio è che non ci siano sovrapposizioni rispetto alle norme nazionali. Le Regioni siano i catalizzatori dell’iter delle comunità energetiche”. Ha iniziato così il proprio intervento il professor Sergio Livero, docente del Politecnico di Torino. Secondo Livero “l’ambito in cui la Regione può intervenire è la definizione di meccanismi per la creazione di valore. Le comunità energetiche possono essere un business a sé stante per la mitigazione dei prezzi di energia e bollette. Importante, poi, è la governance territoriale”. Per il docente va evitato che i fondi del Pnrr si scontrino con approcci territoriali diversi degli Enti locali. “Infine -ha concluso- il supporto economico è importante perché deve coprire i costi all’avvio del progetto (studio fattibilità, analisi di dettaglio, etc) perché si tratta di pratiche tecniche complesse che comportano tempi lunghi”.

Pier Luigi Zanotti ingegnere di Esco solution, precisando di aver esaminato la proposta dal punto di vista tecnico ha spiegato: “Rispetto alle comunità energetiche, notiamo che le principali barriere riguardano l’attivazione. All’interno delle comunità energetiche ci dovrebbero essere già risorse per il loro funzionamento; il problema è finanziario per alcuni soggetti. La Regione potrebbe attivare un fondo energia, semplificare e favorire l’accesso alle risorse, altrimenti il rischio potrebbe essere quello di accrescere le difficoltà per i soggetti coinvolti a far partire il progetto. Importante, infine, che nel tavolo di lavoro siano coinvolti anche i gestori delle reti di distribuzione di energia”.

Per Alessandro Rossi, referente energia di Anci Emilia-Romagna, “è positiva la legge per promuovere le comunità energetiche, a patto che non entri in dettaglio perché sono possibili cambiamenti in futuro. Le comunità energetiche sono importanti per l’edilizia residenziale pubblica e va introdotto il principio per garantire l’accesso all’energia a costi sociali e non legati alle fluttuazioni di mercato. Per le Acer, che sono pubbliche al 100%, si può cominciare da domani a studiare l’autoconsumo collettivo”. Dopo aver ricordato l’importanza del Terzo settore, Rossi ha affermato che i possibili modelli di comunità energetiche aprono al “concetto operativo che l’energia è una proprietà indivisa. Il mercato cambia e nascono nuovi attori, svincolati dal mercato”. Il fotovoltaico significa superficie: “O si fa sui tetti o si trovano le superfici. I Comuni hanno un ruolo classico e nuove funzioni che andranno rafforzate, come ispirazione, sostegno, facilitazione, abilitazione”. In Emilia-Romagna la copertura energetica si sta studiando su 135 Comuni, 92 dei quali montani, e i 2,2 miliardi del Pnrr per i piccoli comuni, con prestiti a tasso zero, dovrebbe portare all’obiettivo di 2 Gigawatt entro il 2025 e far “nascere l’interesse delle Pmi”. Per Rossi “serve una task force regionale di supporto per i comuni, perché il rischio è il flop del Pnrr; e serve anche un’azione della Regione per evitare un energy divide”.

Pier Gabriele Andreoli, referente del progetto Geco green energy community e presidente della Rete nazionale agenzie per l’energia ha sottolineato: “C’è grande necessità di semplificazione. Nel momento in cui la legge entrerà in vigore bisognerà ragionare in termini di aumento di quote di rinnovabili e riduzione di costi di trasmissione. Il processo partecipativo sarà fondamentale per spiegare alle persone come funzionano le comunità energetiche, sarà un lavoro molto complesso per far capire potenzialità e limiti. I comuni potranno essere un veicolo importante”.

Sono quindi seguiti gli interventi dei due relatori, Silvia Piccinini ed Emiliano Occhi, e il dibattito.

Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle), relatrice di maggioranza, ha detto che “il tema è strategico, anche alla luce della crisi energetica. Gli obiettivi del progetto di legge sono ambiziosi, se si considera il passaggio al 100% di rinnovabili entro il 2035. Il quadro normativo è in costruzione. Questo pdl recepisce le sollecitazioni di assemblea legislativa e consiglieri, fra cui spicca la povertà energetica inserita anche nel Defr. Il Fondo rotativo è la seconda gamba di questo pdl: da un lato ci sono le Cer e dall’altro l’autoconsumo collettivo, incentivato dalla quota del Gse per l’energia auto-consumata. Inoltre, ci sono i contributi del Por Fesr. C’è un valore in più in questo pdl, che è tra i più avanzati, ed è l’aspetto sociale. Prevediamo risorse non inferiori a 12 milioni di euro per la costituzione delle Cer (progettazione, formazione, utilizzo di centri di formazione e anche degli Its per preparare figure che facilitino la costituzione delle Cer). Vanno, inoltre, informati subito gli Enti locali e bisognerà arrivare pronti quando usciranno i bandi Por Fesr. L’opportunità va colta. E c’è già fermento sui territori”.

Emiliano Occhi (Lega), relatore di minoranza, ha ribadito: “Siamo a una svolta storica sul tema dell’energia per il nostro Paese, in quanto stiamo assistendo alla corsa per cercare in pochi mesi di recuperare il tempo perduto per rendersi indipendenti. Questa legge è il tassello di un progetto più grande e la legge regionale deve incentivare e non sovrapporsi a quella nazionale, ancora in fase di recepimento dei decreti attuativi. L’obiettivo è quello di diffondere sempre di più questa modalità di condivisione dell’energia, raggiungendo quanti più soggetti possibili. Fondamentale sarà la formazione e il supporto degli enti locali, soprattutto quelli piccoli, anche nell’ottica di fornire la corretta informazione a cittadini e imprese. In sostanza dobbiamo creare una giusta cornice per superare tutte le possibili problematiche. Infine, dobbiamo tenere conto che le rinnovabili vanno parametrare alle caratteristiche del territorio in cui verranno posizionate: in alcuni territori sarà meglio l’eolico, in altri il fotovoltaico, il biogas o il biometano, in altri l’idroelettrico”.

Secondo Palma Costi (Partito democratico) “non partiamo da zero, perché dal 2004 ci sono stati tanti progetti e abbiamo cercato di anticipare la sostenibilità ambientale. L’interesse degli stakeholder è alto e partecipato. Questo pdl deve costruire le Cer e l’autoconsumo di energie rinnovabili. Come Pd stiamo riflettendo su come diffondere la consapevolezza, nei cittadini e nelle imprese, che si deve consumare meno e che devono diventare soggetti attivi. La fattibilità tecnica e procedurale delle Cer sono complesse: funzionamento, regole, procedure, autorizzazioni; vanno tarati gli strumenti per attuarle. Ritengo, poi, che si debba allargare a più rinnovabili, non solo considerare il fotovoltaico. Serve anche il sostegno all’innovazione e alla ricerca. Le Pmi siano soggetti attivi, così come le multiutility: entrambe hanno competenze specifiche. Vorrei che l’Emilia-Romagna diventasse un prototipo delle Cer. Gli incentivi sono fondamentali (dubbi su uso da parte dei piccoli Comuni, capire come sostenerli per accedere ai finanziamenti)”.

Silvia Zamboni di Europa verde ha commentato: “La sollecitazione della partecipazione da più parti invocata è importante. Serve coinvolgere tutti i soggetti sul territorio affinché aiutino cittadini e imprese a capire cosa è una comunità energetica se vogliamo davvero che l’operazione si metta in moto. A questo scopo dobbiamo prevedere apposite risorse per informare e per formare sui territori soggetti competenti. Credo, infine, sia fondamentale saper diversificare le rinnovabili: non possiamo abbandonarci al già noto ma guardare al cambiamento e alle possibilità che sono offerte dalle nuove tecnologie, come ad esempio la geotermia. I finanziamenti del Pnrr giocheranno un ruolo decisivo per la transizione energetica e bisognerà vedere come supportarli, soprattutto per i soggetti più piccoli”.

Anche Marco Mastacchi (Rete Civica) ritiene positivo il pdl e sottolinea “il ruolo chiave degli Enti locali, con il Comune riconosciuto come ente promotore. Ma credo vadano riconosciuti anche i soggetti oggi esistenti, come i gruppi di acquisto o le associazioni ambientaliste ed energetiche. Molti di loro vanno coinvolti, altri vanno istituzionalizzati (ad esempio, le cooperative di comunità). Penso, però, che la difficoltà maggiore sia la comunicazione ai cittadini, che dovrà arrivare a tutti con un messaggio semplice e dovrà evitare malintesi”. Sul piano economico, il consigliere suggerisce “la creazione di un equilibrio nella distribuzione: da una parte ci sono i cittadini che sono beneficiari e dall’altra le imprese, che entrano nella partita per un vantaggio economico”. Sulla semplificazione, infine, Mastacchi avverte: “Siamo in una fase di transizione. Non vorrei ritrovarmi in una giungla selvaggia che lasci spazio agli speculatori”.