Caro energia, l’allarme di Storchi (Unindustria Reggio): “In alcuni casi conviene più chiudere che produrre”

Fabio Storchi presidente Unindustria Reggio Emilia

Il 2022 è iniziato decisamente in salita per le imprese reggiane, costrette a programmare le proprie attività facendo i conti con il grave problema dei rincari dei costi energetici, che si è aggiunto a un ampio e diffuso aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali – trend, quest’ultimo, iniziato già dagli ultimi mesi del 2020. Un vero e proprio percorso a ostacoli, che sta rischiando di minare l’importante processo di recupero del sistema produttivo avviatosi durante lo scorso anno.

In questi giorni Confindustria, sulla base dei dati del suo centro studi, ha denunciato una situazione particolarmente drammatica, con il gas naturale che in Europa ha fatto registrare nell’ultimo scorcio del 2021 un aumento pari a +723% rispetto al mese di dicembre 2019. Aumento trasferitosi poi anche sul prezzo dell’energia elettrica, circostanza che ha fatto lievitare i costi energetici delle imprese industriali italiane: dagli 8 miliardi di euro del 2019 si è passati ai 37 miliardi previsti nel 2022, con un incremento del 368% in tre anni.

Da quando è stato introdotto il mercato libero dell’energia, il 2021 è stato l’anno che ha fatto segnare le quotazioni più elevate: da gennaio a dicembre dello scorso anno il prezzo dell’energia elettrica ha raggiunto la media mensile più alta da quando la borsa italiana è stata costituita, superando la quota di 280 euro/MWh, con un incremento del 450%, di gran lunga superiore a ogni attesa più pessimistica.

Tutto ciò significa che le imprese reggiane, grandi utilizzatrici di energia elettrica, nel 2022 potrebbero far fronte a un costo per il consumo di elettricità pari a oltre il 60% in più rispetto al 2021. “Un livello di prezzi davvero insostenibile se protratto per lungo tempo”, ha denunciato il presidente di Unindustria Reggio Fabio Storchi: “E ciò sarà ancora più gravoso per i settori energivori, come la lavorazione di cemento, la ceramica, la metallurgia, la chimica, la lavorazione della carta e del legno e la gomma-plastica”.

Le imprese industriali, ha sottolineato Storchi, “non possono infatti scaricare a valle questi aumenti dei prezzi dei maggiori costi energetici e si trovano costrette a erodere sempre di più i margini operativi, andando così a incidere sulla sostenibilità economica della propria attività. A conti fatti, dunque, con questi rincari è più conveniente programmare periodi di chiusura temporanea che continuare a produrre”.

I principali concorrenti italiani sulla scena europea, ovvero Germania e Francia, sono già intervenuti con diverse iniziative per cercare di mitigare il peso delle bollette, da un lato azzerando quasi integralmente gli oneri fiscali e parafiscali, dall’altro mettendo a disposizione quantità di energia a prezzi calmierati.

“Sulla stessa linea, come sistema Confindustria, abbiamo avanzato al Ministero dello sviluppo economico e al ministro Giorgetti la richiesta di intervenire con urgenza per dare risposte concrete e non più rinviabili, portando una serie di proposte congiunturali da attuare subito e da condividere necessariamente in un tavolo interministeriale a palazzo Chigi”, ha spiegato Storchi.

Le proposte riguardano principalmente l’incremento della produzione nazionale di gas, un intervento sulla fiscalità e sulla parafiscalità, l’aumento della remunerazione del servizio di interrompibilità tecnica dei consumi di gas e quello per la sicurezza del sistema elettrico; a queste proposte si aggiunge inoltre la richiesta di intervenire attraverso indirizzi specifici del gestore dei servizi energetici per la cessione di energia rinnovabile elettrica trasferita ai settori industriali a rischio chiusura a un prezzo stabilito. Una serie di misure che, se realizzate, potrebbero avere un impatto positivo in termini di riduzione del costo del gas e dell’elettricità stimato in 7,5 miliardi di euro all’anno.

“Crediamo inoltre – ha concluso il presidente Storchi – che sia necessario maggior coraggio da parte del governo italiano per realizzare finalmente un piano energetico nazionale che superi la logica degli interventi congiunturali e che dia una risposta strutturale alle difficoltà che il Paese sta affrontando in questa fase”.