Tra i primi a commentare l’esternazione dell’ex prefetto di Reggio Antonella De Miro, che ha proposto di modificare l’intitolazione della strada che porta verso i ponti di Calatrava da “viale città di Cutro” a “viale città libera da tutte le mafie”, dicendosi “turbata” dal nome attuale, che le rievocherebbe un immediato riferimento alla criminalità organizzata, sono stati Giovanni Tarquini e Carmine Migale, consiglieri comunali della lista civica Tarquini Sindaco.
“Nel manifestare la massima stima per la figura istituzionale dell’ex prefetto De Miro e per il suo operato nel nostro territorio provinciale e cittadino, riteniamo tuttavia doveroso commentare in senso critico la recente proposta. Ogni comunità merita attenzione e considerazione per le proprie peculiarità positive e per l’apporto che arreca al bene della collettività. Su questo concetto non possono incidere, in modo generalizzato, comportamenti sbagliati di singoli individui o di gruppi di individui. Far ricadere su un’intera cittadinanza le responsabilità di singoli o di gruppi organizzati significa ledere un principio di cautela che deve sempre guidare le analisi sociali e ogni conseguente decisione di natura pubblica”.
Cutro, hanno sottolineato Tarquini e Migale, “come molte altre città italiane è portatrice di storia, cultura, dignità, generosità e spirito di solidarietà, come ha dimostrato in tante circostanze nei rapporti con la città di Reggio e con i reggiani e come ha confermato di recente in occasione del noto e tragico naufragio di immigrati sulle coste del suo territorio. Associarne il nome sempre e solo, quasi d’istinto, a casi giudiziari che hanno coinvolto una piccola parte di quel piccolo mondo rappresenta una generalizzazione sbagliata e suona come un’offesa ingiusta verso tutte le persone oneste, e sono tante, di origine cutrese che vivono nel territorio reggiano”.
Del resto, fanno notare i due consiglieri comunali, “l’applicazione, in ipotesi, di un metro di giudizio che resti indifferente a questi principi potrebbe indurre a mettere in discussione intitolazioni legate ad altre città che sono storicamente il centro e l’origine di altri fenomeni criminali – come, solo a titolo di esempio, Palermo; luoghi che, pur avendo vissuto momenti storici complessi, sono oggi il simbolo di impegno civile e di riscatto sociale. Le città non devono essere identificate solo nei loro, pur gravi, problemi; le città sono invece le loro persone per bene, le loro storie, i loro valori e le loro tradizioni”.
Poi un’altra riflessione: “Se da parte di una delle precedenti amministrazioni comunali di Reggio si è decisa e ottenuta l’intitolazione di una via alla città di Cutro, si deve ritenere che il motivo fosse proprio quel particolare valore sociale che quella comunità ha saputo rappresentare per Reggio. Ma, allora, o all’epoca chi lo ha fatto ha preso un abbaglio, oppure non si può oggi, in nome di un pur importantissimo processo celebratosi nei confronti di tante persone originarie di Cutro, ma non solo, soffocare quel particolare sentimento di vicinanza e, in tal modo, ledere la reputazione sociale di chi in quella lontana città della Calabria ha le proprie radici e la propria storia. Questa sì che suonerebbe come una discriminazione che non fa onore alla nostra comunità reggiana, nota per le tante battaglie contro ogni forma di disparità sociale”.
La proposta di De Miro, allora, per Tarquini e Migale “appare più come un’esternazione estemporanea, senza dubbio giustificata dal contesto della serata, dal ruolo istituzionale ricoperto e dai tanti contatti avuti, proprio per l’attività che quel ruolo impone, con persone non degne di essere considerate portatrici dei valori e delle tradizioni di Cutro. In definitiva, si ritiene che quella via possa, anzi debba, rimanere così e, in senso più generale, si confida sul fatto che ogni scelta amministrativa, ancorché suggerita da persone e figure istituzionali di rilievo che hanno lottato contro i peggiori fenomeni criminali per il bene di Reggio, sia sempre improntata al massimo equilibrio, buon senso, senso delle istituzioni e profondo rispetto di tutte le persone”.
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