“Reggiane Off è un progetto di comunità. Non è uno sgombero e nemmeno una deportazione. Abbiamo attivato in queste settimane un intenso lavoro di tessitura di relazioni, condivisione di obiettivi e raccolta di disponibilità da parte di organizzazioni e singoli. La risposta che stiamo trovando, in tanti, dà molta fiducia e conferma il tessuto diffuso nella città di persone e organizzazioni pronte a mettersi a disposizione, al fianco di chi fa più fatica.
“Parallelamente sono già avviate le prime operazioni di accoglienza delle persone e di messa in sicurezza dell’area abbandonata dell’ex Reggiane secondo i criteri e le modalità sottoscritte nel Protocollo di coordinato dal Comune di Reggio Emilia e dalla Caritas Diocesana. Sono una decina le persone senza dimora, provenienti dalle ex Reggiane e accolte nelle strutture della rete per l’accoglienza invernale. Si tratta delle situazioni più ‘pronte’ a lasciare l’area e in gran parte già note al sistema dei Servizi sociali e sanitari. E’ ora in programma un potenziamento e un prolungamento dei percorsi di accoglienza, per il reinserimento e per evitare il ritorno di queste persone nei capannoni abbandonati, in coerenza con le finalità del progetto Reggiane Off, che prevede una graduale e definitivo svuotamento dell’area e l’inclusione progressiva delle persone che ora vivono nell’area dismessa. L’avvio di queste operazioni è già avvenuto – in maniera pacata e fuori dai riflettori, come esigono privacy e dignità delle persone coinvolte – partendo dalla zona sud-est dell’area dismessa. Si è inoltre condivisa la necessità di dare priorità alle persone in condizioni di maggior vulnerabilità”.
Lo ha detto oggi l’assessore a Welfare e Bilancio Daniele Marchi, intervenendo nel corso del Consiglio comunale, che trattava una mozione sul tema ‘ex Reggiane’.
Marchi ha anche dato un primo resoconto dell’attività della Cabina di Regia, indicata dal Protocollo di collaborazione fra Comune e Ausl di Reggio Emilia, Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, Regione Emilia-Romagna e Stu Reggiane spa per attuare il progetto ‘Reggiane Off’, convocata nei giorni scorsi dal sindaco Luca Vecchi per impostare il programma delle attività e definire le priorità. Per il coordinatore operativo del progetto, è stato scelto l’ingegner Massimo Repetti.
Il progetto prevede la costituzione di Corridoi umanitari locali per il graduale e progressivo trasferimento e, ove possibile, per l’inclusione sociale e lavorativa, il miglioramento delle condizioni igieniche e abitative, delle decine di persone senza tetto insediatesi nell’area dismessa delle ex Reggiane e in condizioni di difficoltà socio-economica molto grave, oltre alla messa in sicurezza della stessa area dismessa.
Nel corso di una riunione della Cabina di regia dedicata al progetto, è stata svolta una disamina dei dati e delle informazioni disponibili sull’area dismessa e sulla vita che vi si svolge in essa. È emerso che le persone insediate in maniera sostanzialmente stabile alle ex Reggiane sono circa un centinaio, collocate in diversi quadranti della vasta area.
PREVENZIONE E IGIENE – E’ stata definita, in linea con il Protocollo di collaborazione, una prima serie di azioni urgenti per le persone che vivono alle ex Reggiane: rafforzamento ulteriore dei presidi di sicurezza sanitaria, anche in materia di prevenzione e campagna di vaccinazione anti-Covid-19; potenziamento delle misure igieniche con la dotazione ulteriore di servizi.
Stesso discorso per le misure di igiene e decoro urgenti, riguardanti gli spazi, per garantire “le condizioni sanitarie minime accettabili” e ridurre i rischi epidemici: rimuovere i rifiuti, convogliare gli scarichi delle acque sporche evitandone la diffusione sul suolo, garantire punti acqua potabile esistenti con analisi periodiche, potenziare l’offerta di docce all’esterno del perimetro ex Reggiane.
APPROCCIO PER PICCOLI GRUPPI – Nello stesso tempo, si avvieranno le relazioni con le persone in vista del loro trasferimento e l’avvio del progetto di inclusione sociale.
Il metodo stabilito prevede non un approccio indifferenziato, ma definito persona per persona e luogo per luogo: si interverrà quindi su una zona alla volta dell’area dismessa e quindi su piccoli gruppi di persone volta per volta, avviando con loro il ‘Corridoio umanitario’ di uscita e inserimento o reinserimento lavorativo, sociale ed economico.
Questo approccio dovrebbe risultare meglio dedicato alle persone e più gestibile, sia pure in un contesto di eccezionale complessità.
Una volta rilasciata la singola porzione (capannone o altro edificio), si procederà a “sigillare” (o se possibile demolire) l’immobile, creando le condizioni fisiche (ad esempio, muratura di ingressi e finestre) e di sorveglianza (anche con telecamere) per evitare la rioccupazione irregolare dell’immobile e il ricrearsi di condizioni di degrado.
L’avvio di queste operazioni è già avvenuto partendo dalla zona sud-est dell’area, quadrante direttamente interessato dalle attività di cantiere portate avanti in parallelo da Stu Reggiane spa.
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LA CABINA DI REGIA – Per costruire i Corridoi umanitari locali, si è costituita una Cabina di regia, composta da rappresentanti delle istituzioni ed enti firmatari e dalla Prefettura di Reggio Emilia. La Cabina di regia coordinerà i diversi ruoli e competenze, la progettazione e realizzazione delle azioni integrate, riguardanti le condizioni del territorio e l’assistenza sanitaria e sociale delle persone con percorsi di inclusione; elaborerà periodicamente un documento contenente lo stato di avanzamento dei lavori che verrà visionato e analizzato durante ogni incontro; potrà instaurare strategie di fundraising per la ricerca di fondi da investire all’interno del progetto sulla base delle effettive necessità che si verranno a creare e per l’attuazione di interventi puntuali e collegati al progetto stesso.
COORDINAMENTO TECNICO – Sul piano tecnico per la valutazione dei profili delle persone e le conseguenti strategie di accoglienza è operativo un tavolo di coordinamento tecnico composto dai Servizi Sociali del Comune di Reggio, da Ausl, da Caritas Diocesana e il servizio di Unità di Prossimità della Papa Giovanni XXIII.
Al vaglio la ricognizione delle persone presenti e la predisposizione delle diverse opportunità di accoglienza. I percorsi di inclusione potranno avvalersi della disponibilità data dalla rete di associazioni e imprese sociali già operative sul territorio e pronte a dare il loro contributo.
CAMPI DI INTERVENTO – I campi di intervento generali previsti dal Protocollo dello scorso dicembre sono sostanzialmente:
le persone: accoglienza e inclusione. Si tratta di azioni di individuazione costante e puntuale delle persone senza fissa dimora, avvio di una relazione con le stesse e loro accompagnamento in possibili percorsi di accoglienza, inclusione sociale e ospitalità. Inoltre, individuazione di possibili percorsi per l’accompagnamento al lavoro, al fine di favorire l’uscita da condizioni di degrado, favorire l’inclusione nella società ed evitare eventuali ripristini di situazioni irregolari;
gli spazi e gli immobili. Si tratta della risistemazione dei capannoni oggi accessibili in modo indebito, attraverso la chiusura o la riduzione degli spazi potenzialmente di nuovo occupabili al fine di evitare nuovi accessi irregolari. Questa azione è contestuale al trasferimento delle persone oggi presenti, operazione a sua volta connessa ai percorsi di accoglienza e inclusione delle persone;
l’area: sorveglianza e sicurezza. Attivazione di un servizio di presidio e vigilanza sull’intera area al fine di impedire o comunque ridurre e contrastare il permanere o lo svilupparsi di attività illecite.
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Hanno perso.La liberazione è vvina
si certo, infatti adesso cella diventerà meta turistica di alto livello....
Ma a nessuno ha infastidito la sorridente e gioiosa presenza del Sindaco e dell'Assessore Bonvicini all'abbattimento di quel monumento dello spreco di risorse pubbliche e […]