Blitz contro la ‘ndrangheta a Reggio, maxi-sequestro da 326.000 euro e cinque arresti

polizia e guardia di finanza insieme – GDF

Dalle prime ore dell’alba di mercoledì 12 marzo i militari della Guardia di finanza di Reggio e gli agenti della squadra mobile della Polizia di Stato di Reggio, con l’ausilio del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Bologna e di Crotone, hanno fatto scattare un blitz con una ventina di perquisizioni nelle province di Reggio, Parma e Crotone e la contestuale esecuzione di cinque misure cautelari in carcere per altrettante persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso

I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta della Procura di Bologna – Direzione distrettuale antimafia, sulla base degli esiti di una lunga e complessa indagine denominata “Ten”, nei confronti di alcune persone considerate esponenti del sodalizio mafioso di tipo ‘ndranghetista operante in Emilia-Romagna, con base nella città di Reggio.


Gli approfondimenti investigativi hanno consentito agli inquirenti di attestare l’operatività – nell’alveo della cosca ‘ndranghetista emiliana – del clan Arabia, caratterizzato da un’ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe e alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto.

Secondo le accuse il capo del sodalizio criminale, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso, e il cui fratello è stato ucciso nel 2003 a Steccato di Cutro nell’ambito di una guerra di mafia, si sarebbe reso responsabile di condotte violente e tipicamente mafiose – sia a scopo punitivo e di ritorsione che per imporre, con la forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, la propria volontà.

Le armi nella disponibilità del gruppo erano custodite in luoghi nascosti grazie alla complicità di alcuni sodali. Nel corso delle indagini, la polizia ha sequestrato un fucile, abilmente occultato all’interno di un gommone trovato dentro un camion, sul quale era stato caricato del tutto all’insaputa dell’autotrasportatore.


Ulteriori approfondimenti, grazie anche al lavoro della Guardia di finanza reggiana, hanno permesso di ricostruire numerose frodi fiscali, confermando ancora una volta come il sodalizio ‘ndranghetista operante in Emilia fosse anche specializzato nell’emissione di fatture false. In totale sono state scoperte fatture emesse per operazioni inesistenti per un controvalore totale di 1.802.930,93 euro, a beneficio soprattutto di dodici società: un meccanismo che in pochi anni ha fruttato al gruppo criminale un guadagno di 326.435,07 euro, somma che è stata oggetto di un sequestro preventivo autorizzato dallo stesso gip. Contestualmente sono anche state perquisite le sedi di sei società che, secondo i riscontri investigativi emersi, risultavano essere coinvolte nel sistema di frode fiscale.

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Per il sindaco di Reggio Marco Massari “l’operazione Ten riafferma la centralità del contrasto a ogni forma di criminalità organizzata che opera nel nostro territorio. A dieci anni dal processo Aemilia, che ci ha aperto gli occhi sul radicamento delle cosche ‘ndranghetiste a Reggio e non solo, voglio esprimere oggi la forte preoccupazione dell’amministrazione comunale e della consulta della legalità, di cui sono coordinatore, per il perpetuarsi di fenomeni ‘ndranghetisti che sanno rigenerarsi con frequenza troppo veloce, che operano su molti fronti, dalle false fatturazioni all’estorsione, in modo ancora troppo capillare e con metodi intimidatori brutali”.

“Occorre anzitutto ringraziare gli organi inquirenti, la Dda, la Procura e le forze di polizia – ha aggiunto Massari – ma, allo stesso tempo, dobbiamo apprendere una lezione fondamentale. La lotta alle infiltrazioni mafiose nella nostra quotidianità si fa tutti insieme, come comunità, mettendo la legalità al centro del nostro agire: siamo una comunità sana, coesa e sicura nel momento in cui ci riconosciamo in un sistema economico e sociale equo e solidale, nel quale esiste spazio per tutti i soggetti che intendono operare nel rispetto delle regole condivise”.

“Fin dal primo giorno di insediamento della nostra amministrazione, abbiamo in questo senso messo la legalità come pilastro del nostro agire, riconoscendo un ruolo fondamentale alla Consulta della legalità, organo a cui abbiamo voluto attribuire funzioni di indirizzo, analisi, prevenzione e controllo. Sono 35 ad oggi le adesioni in rappresentanza di enti pubblici, associazioni d’impresa, ordini professionali, sindacati e associazioni culturali. Agiremo all’interno delle amministrazioni pubbliche, nelle scuole, nel mondo del lavoro e incontrando i cittadini, per produrre maggiore consapevolezza di un fenomeno che è tutt’altro che debellato. La consulta, di cui fanno parte attiva persone che hanno speso la vita nella lotta ai fenomeni malavitosi, rappresenta un baluardo di legalità imprescindibile per la nostra comunità”.



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