Bandiera Br e canzoni brigatiste, Vicini e i Carc non prendono le distanze. Niente scuse alle vittime del terrorismo

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La giornata dell’interrogatorio di Marco Vicini (indossa un maglione di lana grigio che fa a cazzotti con la temperatura), presidente del Tunnel di via del Chionso a Reggio Emilia, indagato per istigazione a delinquere assieme ai 4 componenti della Gang P38 che, nell’ambito della festa dei Carc, il primo maggio, hanno esposto nel circolo Arci bandiere Br e proposto canzoni inneggianti al brigatismo, è iniziata quando erano circa le 15.50, sotto un caldo sole che surriscalda l’asfalto di via Dante, sotto il palazzo della Questura.

Marco Vicini al presidio del Carc in via Dante

Ad attendere Marco Vicini, iscritto ai Carc, un gruppo di una decina di persone, suoi compagni di partito, in testa il segretario, Andrea Scarfone, giovane riccioluto dal sorriso gentile, con Ray-Ban neri, modello Wayfarer, e orecchino. Hanno esposto lo striscione “Giù le mani dai comunisti” e preparato una base musicale che dalla strada non si distingue, causa il vociferare e il rumore delle auto di passaggio.

Marco Vicini, giunto in via Dante, si ferma al presidio che i Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza) hanno indetto per essere solidali con lui – ma come ha poi aggiunto Scarfone –  “anche con i componenti della Gang P38”.

Dopo circa 6 minuti, appare l’avvocato Federico Bertani, difensore di Marco Vicini, legale e indagato, scambiandosi qualche parola a bassa voce, si incamminano verso il portone della Questura (ai lati di via Dante, sui marciapiedi, polizia e vigili, controllano la scena, nelle vie laterali anche le auto dei carabinieri), dove la Digos attende il presidente del Tunnel per l’interrogatorio. Marco Vicini varca il portone del palazzo della polizia alle 15.56, ne uscirà circa 10 minuti dopo, per riguadagnare la zona del presidio.

L’avvocato Federico Bertani e Marco Vicini varcano il portone della Questura per l’interrogatorio


L’avvocato Federico Bertani, con la truppa della stampa, che allunga microfoni, scatta foto e sfodera taccuini, è lapidario: “Le indagini sono ancora in corso, Vicini si è avvalso della facoltà di non rispondere”.

Poi ha inizio la conferenza stampa dei Carc, parla prima il segretario Andrea Scarfone, legge un lungo comunicato che poi distribuisce anche ai giornalisti, scusandosi perché non è spillato.

Dice tra le altre cose: “Marco Vicini è membro del nostro partito e i Carc non lasciano mai soli i loro compagni di fronte alla repressione”. Aggiunge anche: “Chiediamo ai comunisti e alla parte antifascista , democratica e progressista della città di schierarsi accanto a Marco Vicini e all’Arci Tunnel, contro un’intimidazione che è anche un grave attacco alla libertà di espressione. Ovviamente, accanto a ciò, ribadiamo la nostra solidarietà alla Gang P38. L’attacco alla Gang P38, al circolo Arci Tunnel e a Marco Vicini è un tentativo di criminalizzare il movimento comunista”.

Il segretario dei Carc, Andrea Scarfone

Letto il comunicato, partono a raffica le domande per Andrea Scarfone.

“Ma voi prendete le distanze dalla bandiera delle Br posta sul palco del Tunnel e dai testi delle canzoni della P38?”.

Non c’è risposta, se non: “Noi siamo impegnati a costruire il Partito comunista”.

Un’altra domanda delicata. “Cosa vi sentite di dire ai familiari delle vittime del terrorismo?”.

Non c’è una riposta, se non: “Noi siamo impegnati a difendere la nostra parte della barricata. E oggi il nostro obiettivo è la costruzione del Partito comunista”.

Tocca poi al presidente del Tunnel, Marco Vicini. Legge 2 fogli di un comunicato che il circolo ha già postato su Facebook qualche ora prima. Al termine solo due battute. “Mi dispiace che il nome del Circolo, che ha fatto tante iniziative in questi anni, sia oggi legato solo al clamore mediatico suscitato da questo evento. Il presidente fa delle scelte che non tutti i soci devono condividere per forza. Ma ne parleremo al nostro interno. E qui concludo, perché questo è quello che sono tenuto a divulgare dopo la nostra discussione”.

E alla domanda: “Ma voi lo rifareste questo concerto?”.

Non c’è riposta, se non: “Basta, scusatemi, ma io mi fermo qui”.

(Ferruccio Del Bue)