Azione: Reggiane, le idee vanno realizzate e non solo annunciate

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Scrivono in una nota Claudio Bigi (responsabile Enti Locali) e Lorenzo Buffagni (segretario comunale Azione Reggio Emilia): “L’idea di realizzare nelle ex Reggiane appartamenti, negozi di prossimità, uno studentato, laboratori, parchi, percorsi verdi e tutto quello che ci si può aspettare di positivo dalla moderna scienza urbanistica, riteniamo sia una buona idea che consente di recuperare un’area industriale dismessa e socialmente problematica nel migliore dei modi.
Abbiamo però capito o così pare per come rappresentato, che si tratta di una semplice idea lanciata sugli organi di informazione locale. Pensavamo in verità che si potessero inaugurare le opere realizzate. Qualcuno, a ridosso del voto, era arrivato ad inaugurare il progetto di un’opera, ma mai pensavamo si potessero “inaugurare” le idee.
Di questa idea manca un progetto, mancano i soldi, mancano gli investitori, manca la proprietà dell’area, manca la condivisione politica della potenziale futura coalizione di centosinistra e del futuro Sindaco e della maggioranza che di fatto dovrà concretamente occuparsene senza averla voluta o condivisa. Di fatto, manca tutto.

Trattasi di un percorso lunghissimo, non facile, pieno di incognite.
Un’idea appunto che merita di essere apprezzata come idea di massima, ma su cui occorrerebbe lavorare in riservato silenzio fino al momento in cui non si raggiunga almeno qualche punto fermo.
Accanto alle idee di progetti di opere, esistono anche i progetti approvati di opere pubbliche, come quello della piscina di via Melato. Un progetto che anche in questo caso descrive quanto di meglio e quanto di più articolato ci si possa aspettare da un impianto moderno che aspiri ad essere dedicato ad una multifunzione.
Si tratta di una proposta di un’azienda straniera nell’ambito di un Project Financing che crediamo debba essere rivalutata con la massima prudenza, sotto il profilo della sua bancabilità e del piano economico e finanziario, tenuto conto del rilevante investimento, della durata eccessiva della concessione (42 anni, una eternità in generale e un tempo infinito nel mondo finanziario ed economico primario ed ordinario per il ritorno dell’investimento. Quante cose accadono in 42 primavere…), dell’incremento eccezionale dei costi di costruzione da quando la proposta è stata formulata e dei tempi e procedure legali e tecniche della successiva gara.

Soprattutto, riteniamo che le proposte e i progetti che impegnano anche l’Amministrazione comunale debbano essere supportati non solo dalle garanzie di tipo economico, ma anche da garanzie sull’affidabilità dei soggetti che le presentano e sulla loro capacità di conoscere il territorio, per evitare le cattive riuscite di altre proposte di aziende straniere “non multinazionali” (fatto oggettivo) su progetti tipo Silk Faw, che sembra dimenticato dopo annunci roboanti e una fine imbarazzante per non dire pessima, e quella del Mercato Coperto che rappresenta un grave vulnus per il centro storico e il suo rilancio. E che, vogliamo ricordarlo, secondo quanto previsto nero su bianco nel PUG di recente approvato dal Comune, avrebbe dovuto essere “ripensato in chiave di vetrina delle eccellenze alimentari del territorio”. L’affidabilità e fattibilità di un progetto sono date dalla conoscenza da parte del proponente del contesto territoriale, sociale ed economico in cui il progetto verrà inserito e dalle conseguenti garanzie finanziarie prestate. Di questo occorre accertarsi con scrupolo e competenza e con consulenti, dirigenti e assessori con specifica preparazione ed esperienza. Assumere impegni progettuali senza la certezza di poterli portare felicemente a termine può risultare fatale per il buon governo della città e delle sue future generazioni”.



C'è 1 Commento

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  1. Stefania Portioli

    Un progetto a 42 anni è obsoleto già solo nel pensiero. Nessun imprenditore serio penserebbe a un progetto a 42 anni e soprattutto nel pubblico, con bisogni dei cittadini che cambiamo di anno in anno considerando la vulnerabilità del sistema economico, ambientale e sociale può pensare in un periodo che rappresenta mezza secolo. Se si parlasse di edifici in 42 anni sarebbero necessarie risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria ingenti quando ancora ci si dovrebbe preoccupare di saldare l’investimento iniziale. Poi, strano pensare a politici che pensano a così lungo periodo quando riescono in un qualche modo a rispondere alle esigenze quotidiane dei cittadini. Se non si ha una visione complessiva di chi si è, di chi si vuole diventare e dell’idea ideale di città qualsiasi investimento o progetto è un tentativo nel vuoto e non un progetto misurabile e davvero valutabile dai cittadini.


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