Assembrati e senza mascherine: multati 31 ragazzi per il videoclip del trapper reggiano Gani

Gani Homie

A poche settimane di distanza dalla sua pubblicazione online sono arrivate le prime conseguenze per i partecipanti al videoclip di “Homie”, l’ultima canzone del trapper reggiano Gani: girato il 18 dicembre scorso – quindi in piena emergenza sanitaria, con la regione Emilia-Romagna ancora in zona arancione – tra il parco Campo di Marte e il quartiere Villaggio Stranieri di Reggio, il video aveva registrato la presenza di decine di giovani che si erano assembrati senza rispettare le necessarie distanze interpersonali e senza indossare mascherine.

Per questo motivo la questura reggiana e la polizia municipale hanno multato 31 ragazzi, la metà dei quali minorenni. Per quanto riguarda questi ultimi i verbali sono stati notificati direttamente ai rispettivi genitori (che saranno anche convocati in questura per lavorare a un progetto di recupero adolescenziale) ed è stata inoltrata una segnalazione ai servizi sociali.

Il giorno delle riprese le forze dell’ordine erano intervenute sul posto identificando 21 giovani, che avevano raccontato alla polizia di aver risposto a un annuncio fatto girare sui social per cercare comparse per il video. Successivamente, grazie anche all’acquisizione del filmato, gli inquirenti sono arrivati a identificare complessivamente 45 persone.

Per 31 di loro, tra cui anche lo stesso Gani, sono scattate le sanzioni amministrative per il mancato rispetto delle norme anti-Covid. Nella maggior parte dei casi si è trattato di una doppia sanzione: 400 euro per assembramento e altri 400 euro per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Per altri due ragazzi, già gravati da precedenti per reati contro il patrimonio, è stato emesso un avviso orale: qualora dovessero commettere altri illeciti passerebbero in regime di “sorveglianza speciale”.

Nel video musicale, inoltre, due dei protagonisti erano stati ripresi mentre maneggiavano pistole. La squadra mobile della polizia di Reggio ha effettuato alcune perquisizioni domiciliari alla ricerca delle armi da fuoco utilizzate, ma i controlli hanno dato esito negativo: gli investigatori ritengono che siano state usate delle semplici riproduzioni, di libera vendita.