A Vetto, in provincia di Reggio, si sono conclusi i lavori di consolidamento e messa in sicurezza che hanno coinvolto il piccolo comune dell’Appennino reggiano, situato sulla sponda destra del fiume Enza. Con un intervento da 120.000 euro – finanziato dalla Regione Emilia-Romagna – sono stati realizzati gli interventi necessari a stabilizzare il ciglio di valle di via del Monte, l’arteria stradale che sovrasta lo spettacolare versante sul quale si trova una delle zona residenziali del paese.
Il cantiere, ha spiegato l’assessora regionale alla difesa del suolo e alla protezione civile Irene Priolo, “ha contribuito a risolvere criticità lasciate aperte sul territorio a causa delle ondate di maltempo che si sono susseguite negli ultimi anni. Si è compiuto un ulteriore passo in avanti” dopo il precedente intervento da 480.000 euro che aveva interessato il versante della periferia sud-est dell’abitato.
I recenti lavori hanno rinforzato il pendio a valle del tratto di via del Monte, che era stato interessato da una frana che aveva causato una condizione di instabilità sul ciglio del versante e della strada, con ripetuti danneggiamenti del manto stradale. Per scongiurarne il costante rischio di cedimento, pericoloso sia per la viabilità che per la rete fognaria e per la fibra ottica collocate sotto la strada, è stata costruita una struttura di contenimento costituita da una fila di pali trivellati, collegati tra loro.
Quest’ultimo intervento ha rappresentato la prosecuzione di quanto già realizzato nel versante sud-est di Vetto, dove precedenti lavori avevano garantito il recupero funzionale delle opere idrauliche e la protezione dei versanti nei punti più esposti ai fenomeni erosivi, per mettere l’area al riparo dal potenziale rischio di cedimenti e danni alle infrastrutture pubbliche essenziali. Entrambi gli interventi sono stati progettati e diretti dai tecnici del servizio di Reggio dell’Agenzia di sicurezza territoriale e Protezione civile.
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Là Cgil pensi ai soldi spesi da Landini x la comunicazione e ai suoi dipendenti licenziati e poi può parlare
Spero non fosse Max Mara
Condivido la succinta ma chiara analisi del Signor Campani. Saltando di palo in frasca, credo di riconoscere in lui un mio esemplare alunno di prima media