Sergio Picciafuoco, condannato all’ergastolo nel 1988 per un suo presunto coinvolgimento nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, e poi assolto nel 1997, è morto all’età di 76 anni nella sua casa di Castelfidardo, in provincia di Ancona, stroncato da un infarto.
Da giorni non rispondeva alle telefonate degli amici, che non riuscendo più a contattarlo si sono rivolti ai carabinieri: i militari, entrando nella sua abitazione, lo hanno trovato esanime a terra, vicino al lavandino della cucina.
Condannato in passato per vari reati comuni, come furto e ricettazione, si trovava alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980 e rimase anche leggermente ferito dallo scoppio della bomba che quella mattina, alle 10.25, deflagrò in una sala d’aspetto causando 85 vittime e il ferimento di oltre 200 persone.
Secondo gli inquirenti Picciafuoco era in possesso di una ricetrasmittente simile a quella della “Primula Nera” Paolo Bellini, l’ex militante di Avanguardia Nazionale attualmente imputato nel nuovo processo per la strage perché considerato dagli inquirenti uno degli esecutori materiali dell’attentato; furono anche ricostruiti i contatti avvenuti già nei giorni precedenti tra Bellini e Picciafuoco.
Picciafuoco faceva anche parte dell’elenco di testimoni chiamati di recente dalla Corte d’Assise di Bologna, che voleva sottoporlo in aula a un confronto con lo stesso Bellini, disponendo per questo motivo anche l’accompagnamento coattivo.
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