In una lettera inviata alla stampa, il procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini ha rotto il silenzio sulla vicenda riguardante un lungo scambio di messaggi via WhatsApp – avvenuto nel 2018 – con Luca Palamara, ex consigliere del Csm che oggi è indagato a Perugia per corruzione: secondo l’accusa avrebbe esercitato pressioni relative alle nomine dei vertici di alcuni uffici giudiziari italiani.
Il conseguente iter disciplinare aperto dal Csm su Palamara ha permesso a una task force nominata dalla Cassazione di esaminare le intercettazioni e le chat di quest’ultimo con diversi colleghi, tra cui anche Mescolini. Al centro del discorso, la nomina dello stesso Mescolini alla guida della procura reggiana, ufficializzata il 4 luglio del 2018.
“Non ho mai mendicato favori ad alcuno, tantomeno a Palamara”, si è difeso Mescolini: “La quinta commissione mi aveva indicato con 5 voti di maggioranza mesi prima della sua nomina quale presidente. La mia coscienza di uomo e di magistrato in quanto sempre e soltanto condizionato dalla legge è totalmente serena”.
“Il rispetto che nutro per le istituzioni di Reggio e per la cittadinanza reggiana mi impongono di vincere la mia resistenza a intervenire pubblicamente. Sono certo che per me parlano le azioni e le scelte di sempre come magistrato. Il provvedimento di nomina a procuratore della Repubblica di Reggio Emilia del Csm è assai motivato in concreto e coerente con i principi della circolare sugli incarichi direttivi”.
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