Lavoro nero, occupazione di manodopera clandestina, sicurezza sui luoghi di lavoro: questi i principali obbiettivi di una mirata attività di controlli compiuti a Reggio Emilia e provincia dai carabinieri del nucleo operativo del gruppo tutela lavoro di Venezia con i colleghi del Nucleo Ispettorato del lavoro di Reggio Emilia e il supporto dei carabinieri del comando Provinciale reggiani avuto riguardo 8 opifici tessili.
Gli esiti dei controlli sono allarmanti: nessuna delle 8 aziende ispezionate dai carabinieri è risultata in regola, tutte avevano dipendenti in nero. In un caso addirittura erano assunti 8 dipendenti in nero, tutti clandestini, circostanza questa che ha visto i carabinieri denunciare il titolare, un cittadino cinesi 42enne, residente in provincia di Firenze, alla Procura reggiana per il reato di occupazione di manodopera clandestina.
I numeri parlano da soli: 19 lavoratori in nero, tra cui 9 clandestini, sorpresi nelle 8 aziende ispezionate (tutti opifici tessili gestiti da cittadini cinesi), comminate ammende per oltre 700.000euro e sanzioni amministrative per 88.000 euro, un’azienda (con 36 postazioni lavoro) sottoposta a sequestro preventivo per le gravi violazioni sulla sicurezza rilevate (attrezzature non conformi, impianto elettrico non a norma etcc..) e 6 aziende a cui è stata sospesa l’attività per l’impiego in nero della forza lavoro. Oltre alla posizione più grave dell’opificio gestito dal 42enne cinese ora denunciato gli altri provvedimenti riguardano altri 7 opifici dovei carabinieri hanno accertato rispettivamente:
1)il 100% della forza lavoro in nero (opificio di Reggio Emilia a cui è stata sospesa l’attività);
2)il 50% della forza lavoro in nero in due aziende tessili (una a Reggio Emilia l’altra a Novellara entrambe con sospensione dell’attività)
3) un lavoratore in nero su 5 impiegati peraltro clandestino (in un laboratorio di Reggio Emilia sospensione attività a denuncia per occupazione di manodopera clandestina a carico di un cinese 47enne titolare dell’opificio);
4) un lavoratore in nero su 20 e 1 su 30 in altre due opifici che sono stati sanzionati senza aver provveduto alla sospensione dell’attività.
La ripresa delle rispettive attività sospese dipenderà dagli stessi imprenditori che oltre a dover regolarizzare i dipendenti impiegati in nero dovranno provvedere al pagamento delle maxi multe loro contestate.
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