Morto a 88 anni Mariano Dolci, fu “burattinaio municipale” di Reggio e maestro di fantasia

Mariano Dolci burattinaio municipale – CoRE

È morto, all’età di 88 anni, Mariano Dolci, assunto dal 1970 al 2002 con la straordinaria qualifica – primo e ultimo in Italia – di “burattinaio municipale” dal Comune di Reggio e citato anche da Gianni Rodari nel libro “La grammatica della fantasia”: “Mariano Dolci ha una bella barba da Mangiafuoco. Appena la vedono, i bambini capiscono che possono aspettarsi da lui cose straordinarie”.

Oltre ai suoi cari, in primis le figlie Luisa Stella e Marta, lascia migliaia tra burattini, marionette e pupazzi (tra cui la scimmia Elvira e il cane Tobia, due delle sue creature più amate) e una grande eredità di fantasia e immaginazione a bambini e bambine del presente e del passato, a insegnanti, attori, medici, terapeuti e amministratori pubblici.


Così lo ricordano l’Istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio, Reggio Children e la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi: “Cresciuto a pane e antifascismo, in una famiglia non immune da grandi dolori (la madre era morta nel dare alla luce la sorellina), Mariano Dolci aveva fatto come Pinocchio: da insegnante di matematica alle scuole di Roma aveva iniziato a frequentare la Compagnia di Otello Sarzi; ma, non potendo portare avanti entrambe le strade, aveva imitato il burattino per antonomasia e lasciato la scuola per seguire il circo di Mangiafuoco, iniziando così la sua carriera di burattinaio a tempo pieno”.

Il caso lo portò nel 1968 a Reggio, tappa di una tournée con la Compagnia Sarzi. Qui Dolci rimase colpito dalle domande delle insegnanti delle scuole dell’infanzia cittadine: accettando il loro invito, da lì inizia una lunga storia che condurrà questo maestro di “burattinologia applicata” a lavorare nei nidi e nelle scuole per esplorare tutte le potenzialità pedagogiche dei burattini.

Due anni dopo, nel 1970, la giunta comunale reggiana guidata dal sindaco Renzo Bonazzi, con Loretta Giaroni come assessora, lo assunse in pianta organica con la precisa qualifica di “burattinaio municipale”, ruolo che ricoprirà fino alla pensione, nel 2002. Una scelta politica coraggiosa e visionaria che Gianni Rodari, sul quotidiano Paese Sera, elogerà come “un bell’esempio di creatività burocratica”. Proprio in quegli anni nasce a Reggio il Laboratorio teatrale Rodari: la sua prima sede – “non a caso, ma per precisa volontà politica”, ricordano l’Istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio, Reggio Children e la Fondazione Reggio Children – è il teatro municipale, centro della cultura cittadina.

“Una sintonia virtuosa anima le relazioni tra Dolci e la città, e con Loris Malaguzzi in particolare. Una volta a settimana i due si incontrano, si perdono in riflessioni: Dolci racconta tecniche e significati, Malaguzzi li traduce in pratiche didattiche. Il tempo scorre e loro non se ne accorgono: Malaguzzi schizza fuori dall’ufficio quando ormai è troppo tardi, ancora una volta Dolci lo ha ammaliato e lui si è dimenticato di andare a comprare il pane. In Dolci convivono pensiero logico e immaginifico e rare capacità manuali: le sue creature sembrano avere un’anima al posto del legno. È convinto che, con i bambini, il burattino non sia intrattenimento, ma uno strumento capace di restituire loro quei ‘cento linguaggi’ di cui se ne sono persi novantanove. E, come il suo maestro Otello Sarzi, Dolci crede che i burattini non servano solo a far ridere a colpi di randello, ma possano dar voce alla poesia e al pensiero: da Majakovskij a García Lorca, da Brecht a Rodari, passando per i racconti dei bambini stessi”.

Accanto a spettacolo e pedagogia c’è anche la terapia: negli stessi anni Dolci porta avanti una collaborazione con l’ospedale psichiatrico, convinto che il teatro – e in particolare il burattino – potesse essere un luogo di incontro, di ascolto e di dialogo tra mondi fragili, “dove la parola mancava ma il gesto e la voce del legno sapevano ancora parlare”. Lavorerà ancora a lungo, oltre che nelle scuole, in centri diurni, musei e carceri.

Con il sopraggiungere della pensione, Dolci si trasferì in Toscana, ma senza abbandonare né le amicizie profonde con insegnanti di scuole e nidi di Reggio né i suoi burattini, che continuò a portare con sé, insieme al suo sapere, condividendo tutto con generosità in incontri di formazione, conferenze e corsi.

È dell’anno scorso, in occasione della Giornata mondiale della marionetta, la mostra sulla sua attività curata a Reggio da Unima (Union internationale de la marionnette) e Reggio Children: oltre all’autore stesso, vi lavorò anche sua moglie Mariangela Vigotti, con la collaborazione delle amiche di sempre Paola Ferretti e Mirella Ruozzi.

“La sua voce, concreta e poetica insieme, resterà nei burattini che ha creato e nelle mani e nei pensieri di chi continua a usarli come strumenti di dialogo, immaginazione e apprendimento”, hanno concluso l’Istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio, Reggio Children e la Fondazione Reggio Children.

Per Marwa Mahmoud, assessora alle politiche educative del Comune di Reggio, “con Mariano Dolci perdiamo una figura speciale per i servizi dell’infanzia della nostra città. Dolci è stato assunto dal Comune di Reggio nel 1971 come burattinaio comunale per sperimentare e diffondere le potenzialità pedagogiche dei burattini e delle marionette nelle istituzioni della prima infanzia. È stata una decisione politica visionaria che lo ha portato poi a dirigere per oltre trent’anni il ‘Laboratorio di animazione’, oggi denominato ‘Laboratorio Gianni Rodari’. E proprio Rodari definì la sua assunzione un atto di ‘creatività burocratica’. Con il suo lavoro Dolci ha contribuito a radicare nella nostra città la cultura della creatività sia nel prezioso lavoro nelle scuole e nei nidi d’infanzia che nell’impegno a San Lazzaro. La sua opera ci ricorda il valore fondamentale della fantasia nella vita di ciascuno di noi, dimensioni da coltivare e nutrire, per continuare a guardare al futuro con sguardo aperto e fiducioso”.



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