San Martino in Rio. Anni di abusi e violenze in famiglia, gli aguzzini erano due fratelli: denunciati

carabinieri denuncia maltrattamenti comandante stazione – CC

I carabinieri di San Martino in Rio hanno denunciato due uomini di 59 e 51 anni, entrambi di nazionalità indiana, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.

Stando alle denunce delle vittime, e a quanto emerso dalle indagini, per anni i due fratelli si sarebbero resi responsabili di abusi di vario tipo nei confronti della moglie del primo e dei figli della coppia: umiliazioni, minacce di morte, sottomissione economica, vessazioni psicologiche, fino a vere e proprie aggressioni fisiche.

Gli abusi sarebbero iniziati addirittura nel lontano 2009, quando la moglie raggiunse il marito in Italia. Fin dai primi tempi, la convivenza si sarebbe trasformata in un incubo: insulti, minacce di morte e aggressioni, uniti a una totale dipendenza economica dal coniuge. Nonostante fosse proprio la donna a percepire lo stipendio, infatti, era obbligata a versarlo su un conto cointestato al quale però lei non aveva accesso, dovendosi quindi rivolgersi al marito persino per le spese più modeste.

La figlia maggiore, che all’epoca era solo una bambina, sarebbe stata vittima di pesanti umiliazioni e violenze già dall’età di sette anni. Nel tempo avrebbe subìto schiaffi, pugni, strattoni e perfino il tentativo del padre di colpirla con una sedia. Crescendo, poi, la ragazza ha iniziato a vivere sotto la scure di un possibile matrimonio combinato: “Se scopriamo che hai una relazione ti spezziamo le gambe e poi ti facciamo sposare con chi scegliamo noi”, le avrebbero detto il padre e lo zio. Tutto questo in un contesto familiare di costante oppressione: controlli sul cellulare, divieto di truccarsi o di vestirsi liberamente, obbligo di portare i capelli in un certo modo, restrizioni nelle frequentazioni al di fuori dell’ambiente familiare.

Il figlio minore, inizialmente risparmiato in quanto maschio, in seguito sarebbe stato anch’egli vittima di percosse e insulti. Tutti i figli, inoltre, oltre a essere vittime dirette degli abusi del padre e dello zio erano costretti ad assistere alle aggressioni – verbali e non solo – rivolte alla madre.

Il cognato, lungi dal prendere le loro difese, avrebbe contribuito ad alimentare il clima di terrore in famiglia: insulti e minacce alla cognata e alla nipote, fino ad arrivare ad aggredire la donna persino durante la gravidanza. Insieme al fratello, inoltre, avrebbe minacciato di sottrarle i documenti per costringerla a rimanere chiusa in casa.

Dopo anni di soprusi, la moglie del cinquantanovenne e la figlia si sono rivolte ai carabinieri per denunciare i maltrattamenti che erano state costrette a subire.

Al termine delle indagini, e sulla base di quanto emerso, la Procura di Reggio ha richiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari l’applicazione nei confronti di entrambi gli uomini delle misure cautelari del divieto di avvicinamento alle vittime e del divieto di comunicazione: il cinquantanovenne e il cinquantunenne non potranno avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalle vittime, dovendo mantenere da questi una distanza di almeno mille metri; non potranno inoltre tentare di comunicare con loro con nessun mezzo e in nessun modo, nemmeno per interposta persona.

Per vigilare sul rispetto del provvedimento, per entrambi è stata prevista anche l’applicazione di un dispositivo di controllo a distanza, il cosiddetto “braccialetto elettronico”.



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