“Quell’altro mondo. Nabokov e l’enigma dell’esilio” non è un libro per menti pigre. È un libro in cui l’iraniana Azar Nafisi, docente universitaria di letteratura inglese, scrittrice (ricordate? “Leggere Lolita a Teheran”) e critica letteraria, ci spinge con un tuffo esegetico nel mondo dello scrittore russo/americano Vladimir Nabokov (che non ha scritto solo “Lolita”). E se avete voglia e curiosità di inoltrarvi nel mondo letterario, e non solo, di Nabokov, inseguendo casomai una farfalla, il libro di Nafisi vi ci condurrà con leggerezza consapevole. È un libro per lettori, per dirla con lo scrittore russo/americano, che «dovrebbero avere immaginazione, memoria, un dizionario e un minimo di senso artistico».
Che cosa hanno in comune l’iraniana Azar Nafisi e Vladimir Nabokov? L’esilio e una terra comune, l’America.
Nabokov conobbe l’espatrio involontario con la rivoluzione russa del 1917, aveva 18 anni: «Il pomeriggio del 25 ottobre del 1917, il padre di Nabokov e altri membri del Consiglio della Russia repubblicana – scrive l’autrice – furono convocati al Palazzo d’Inverno. V.D. Nabokov fu l’unico a presentarsi. Dopo due ore di discussione concluse che i ministri del Governo Provvisorio stavano solo perdendo tempo e se ne andò. Venti minuti dopo i bolscevichi assaltarono il palazzo … Per evitare la coscrizione nell’Armata Rossa, Vladimir e Sergej [uno dei fratelli, ndr] furono mandati in Crimea, che era ancora una zona franca. Poco dopo li raggiunsero la madre, le sorelle e il fratello minore». Con la conquista della Crimea da parte dell’Armata Rossa, la famiglia espatria a Berlino; Vladimir va a Cambridge, dove si laurea. Una volta tornato nella capitale tedesca, il padre viene assassinato da futuri nazisti russi. Negli anni Trenta è a Parigi ed emigra, nel 1940, negli Stati Uniti, con i nazisti in rapida conquista dell’Europa. Sergej, omosessuale e vegetariano, morirà di stenti in un campo di concentramento nei pressi di Amburgo. Nabokov finché visse in Europa, nella comunità émigré, firmò i suoi romanzi con lo pseudonimo di Vladimir Sirin.
Nafisi, nel 1995, lascia l’Iran, e insieme al marito e ai figli, si trasferisce negli Stati Uniti. Nella nuova prefazione al volume [la prima edizione è di circa trent’anni fa], scrive: «Il regime islamico [al potere assoluto in Iran dai primi anni Ottanta del secolo scorso, ndr], come tutti i sistemi totalitari, si opponeva istintivamente a tutto ciò che lasciava spazio all’unicità e all’individualità, a tutto ciò che non poteva essere controllato e ridefinito. I suoi bersagli non erano soltanto politici, ma qualunque cosa o persona che promuovesse la diversità e l’individualità delle voci, degli stili di vita, delle credenze e dei punti di vista, ovverosia le donne, la cultura e le minoranze». Un giudizio che coincide con quello di Nabokov sulla Russia bolscevica.
Il lavoro di Nafisi è, in realtà, un’esegesi comparata con il mondo contemporaneo: «Perché Nabokov in America? Quanto è importante Nabokov per questa società in un’epoca di crisi così profonda? La risposta è semplicissima: ogni volta che siamo obbligati a giustificare la necessità dell’immaginazione e delle idee abbiamo già dimostrato di averne bisogno più che mai – ragion per cui abbiamo bisogno di Nabokov».
Impossibile in questa sede dare conto delle utopie e distopie contenute nei romanzi dello scrittore/entomologo (amava in particolare le farfalle) Nabokov, delle analisi indirette e mai direttamente politiche affrontate nei suoi romanzi tanto in quelli scritti in lingua russa quanto in quelli scritti in inglese. Individualità, compassione e rifiuto del solipsismo sono i tre concetti cardine della Weltanschauung nabokoviana.
«L’individualità cara a Nabokov e a tanti grandi scrittori americani – scrive Nafisi – sta scomparendo insieme agli spazi pubblici che creavano ponti fra la dimensione privata e quella pubblica della gente, mettendoci in contatto gli uni con gli altri, favorendo la nascita di comunità portatrici di un senso di appartenenza e lealtà, sempre nel rispetto del singolo. Quell’individualismo è stato a poco a poco sostituito dal solipsismo splendidamente evocato da Nabokov nelle sue opere migliori tramite le figure dei cattivi».
(Azar Nafisi, Quell’altro mondo. Nabokov e l’enigma dell’esilio, Adelphi, 2022, pp. 448, 26,00 euro)
(Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia).
Ultimi commenti
per non parlare degli insegnanti...
Se tutta la politica fosse questa, ci potremmo candidare pure noi....
Quando il sistema del malaffare/ m..ioso viene scoperto, i topi non ballano piu', o almeno si sa di cosa campano. Perche' ai topi se chiudi