Dal Partito operaio a quello socialista: il contributo di Camillo Prampolini

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La predica associativa e solidaristica di Camillo Prampolini fu determinante per far sorgere fin dal 1884, l’importante sistema cooperativo reggiano, unico nel suo genere nel panorama economico e politico italiano. Prima di allora solo Contardo Vinsani aveva cercato con la sua cooperativa di consumo di vincere la sfida con il sistema economico privato. Quell’interessante esperienza, esauritasi tra il 1881 e il 1886, e che ebbe come diretta emanazione il giornale Reggio Nova, è già stata ben raccontata da Mauro Del Bue nel suo libro, al quale rimando, Il primo cooperatore. Contardo Vinsani, il socialista utopistico, può essere considerato l’antesignano di tutto il successivo movimento cooperativo reggiano.

In pochi anni sorsero in provincia di Reggio diverse decine di cooperative agricole, di lavoro, di consumo, con migliaia di associati, che convinsero Prampolini della necessità di un loro coordinamento, grazie a un’organizzazione politica che tutti comprendesse e che tutti rappresentasse. Era convinto che tale coordinamento avrebbe costituito anche un formidabile strumento di lotta sul terreno elettorale per ottenere quelle riforme utili all’emancipazione degli sfruttati. Prampolini sembrò, in sostanza, aver trovato nella cooperazione e nelle Leghe di resistenza la chiave per la transizione economico-politica dal capitalismo al socialismo.

Il “Il partito dei poveri”, come amava chiamarlo, trovò nel suo nuovo giornale La Giustizia, nato il 29 gennaio 1886, il più efficace strumento di propaganda e d’approfondimento di quella tematica a lui tanto cara. Il 22 maggio 1887 scrisse: “Animo dunque! Che i lavoratori abbiano il loro proprio partito, distinto da ogni altro. Operai, contadini, salariati di tutte le condizioni la vostra emancipazione non può venirvi che da voi stessi. Unitevi! Inalberate la vostra bella bandiera, su cui sta scritto ‘Uguaglianza sociale’, e intorno a essa chiamate a raccolta i vostri compagni di lavoro alla conquista dei vostri diritti naturali, alla difesa dei vostri legittimi interessi… Aiutate attivamente quest’opera di unione della classe lavoratrice. In ogni Comune, in ogni città, fate che nasca dovunque il Partito dei poveri”.

Da tempo legato al Partito socialista rivoluzionario di Romagna, in seguito al distacco di molte sezioni e dello stesso Costa dalla radice primo internazionalista, chiamato semplicemente Partito socialista rivoluzionario italiano, Prampolini intensificò i contatti con Costa e Turati per ricercare una identità d’intenti tra il P.S.R. di Romagna e il Partito operaio italiano (POI), sorto a Milano nel 1882.

Formato, come da statuto, di soli operai e ostile al parlamentarismo, il POI rivendicò sempre orgogliosamente d’essere più che un partito, una Federazione di società di resistenza. Una sezione del POI, presieduta da muratore Luigi Paterlini, si costituì anche a Reggio nel 1855, mantenendo rapporti di collaborazione con i socialisti locali. Prampolini si pronunciò più volte sulla necessità che i socialisti coadiuvassero il Partito operaio senza la pretesa di formare un unico partito. I socialisti e i loro circoli, secondo Prampolini, dovevano costituirsi come gruppo sussidiario del Partito operaio, collaborando con esso all’organizzazione dei lavoratori e soprattutto per propagandare idee che gli stessi lavoratori erano chiamati a far proprie per guadagnare la loro emancipazione.

La Giustizia del 2 maggio 1886 pubblicò il programma del POI rendendo nota la deliberazione delle sezioni milanesi di uniformarsi a un Ordine del giorno approvato durante una precedente assise del partito svoltasi a Mantova nel dicembre 1885, che lasciava libertà di scelta alle singole sezioni del partito, “secondo le opportunità dettate dalle circostanze locali”, in merito alla partecipazione alle future elezioni politico amministrative. Più degli esiti congressuali o dei programmi politici, i fattori che impressero una forte accelerazione all’avvicinamento tra operaisti e socialisti furono nel 1886 la repressione governativa, la censura, lo scioglimento delle sezioni e le denunce a carico di singoli esponenti operaisti. Il risultato fu che il POI, pur riaffermando la propria assoluta autonomia, accettò di prendere parte alle elezioni.

Lo stesso Gnocchi Viani, fondatore e punto di riferimento del P.O.I, accettò d’essere candidato a Reggio Emilia nelle elezioni politiche del 21 maggio 1886. La lista presentata fu quella democratico-socialista, comprendente Gian Lorenzo Bassetti, medico e garibaldino, il radicale Enrico Ferri e Contardo Vinsani. Il risultato elettorale fu favorevole ai moderati, tanto che il solo Bassetti risultò eletto. Gnocchi Viani ottenne comunque 2.452 voti.

La Giustizia del 30 maggio, pur non nascondendo la sconfitta, si dichiarò soddisfatta del risultato perché i consensi erano stati raccolti per la prima volta da una lista apertamente democratico-socialista. Gnocchi Viani e Prampolini nutrirono sempre grande stima reciproca e tra i due intercorsero molte lettere, specie al tempo della nascita della sezione reggiana del POI, ricche di consigli e incoraggiamenti. A dimostrazione della stima reciproca provata dai due, è sufficiente il seguente episodio. Quando emerse la necessità di stilare uno statuto dell’associazione operaia reggiana, G.Viani, in una lettera da Milano del 27 maggio 1886, si rivolse all’amico, invitandolo a provvedere perché solo lei (Prampolini): “Ha tutto, oculatezza, costanza e fede, per cui non ho che da dirle che una cosa sola, in conclusione: faccia lei; e sono sicuro che sarà ben fatto. Come vede non ho consigli da darle; mi compiaccio soltanto nel sentirmi perfettamente d’accordo con lei”.

Il buon risultato elettorale conseguito dal P.O.I scatenò, specie a Milano, la repressione di Depretis, che però ottenne il risultato opposto a quello sperato. Molti radicali e intellettuali di orientamento democratico si dichiararono infatti apertamente a favore degli operaisti. Lo stesso Turati dette le dimissioni dall’Associazione Democratica per avvicinarsi a quella operaista, accettando di far parte del collegio di difesa dei dirigenti operaisti arrestati in seguito al provvedimento governativo di scioglimento del partito e la soppressione del loro giornale Il Fascio operaio. La diffusione crescente in Italia dei testi marxisti, i contatti sempre più frequenti tra Turati, Costa e Prampolini rafforzarono la convinzione di dover costituire Circoli socialisti, ancora distinti dal Partito operaio, in molte realtà del Nord d’Italia. Prampolini continuò da par suo a predicare la necessità di dar vita ad una vasta associazione che vedesse riuniti tutti i lavoratori reggiani e quelli di tutta Italia.

I risultati di quella incessante predicazione si videro in occasione delle elezioni amministrative del 10 novembre 1889, quando il Partito operaio socialista, alleato con i democratici e alcuni liberali progressisti, conquistò per la prima volta il Consiglio comunale di Reggio. Le elezioni politiche del 23 novembre 1890 che videro schierati socialisti, operaisti e democratici nel Fascio Democratico Elettorale ottenne una maggioranza di 1443 voti, eleggendo alla Camera dei Deputati due socialisti: Camillo Prampolini e Giacomo Maffei. Nel luglio del 1889 Turati annunciò a Costa la nascita della Lega socialista milanese, che raccolse tutti i socialisti per conseguire le stesse finalità di quella reggiana.

L’ultimo congresso del P.O.I si svolse a Milano il 1 e 2 novembre 1890. Il suo lascito morale e l’insegnamento delle lotte economiche non andarono dispersi ma venne raccolto dalle Camere del lavoro, che di lì a poco sorsero un po’ ovunque. Di affermazione in affermazione, dal chiarimento politico-ideologico a una più precisa elaborazione strategica, l’organizzazione socialista reggiana si rafforzò un po’ ovunque, tanto da consegnare al congresso di Genova del 1892 un bilancio ricco di importanti realizzazioni socio-economiche, contribuendo così in modo significativo alla nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani.