20 anni di attività per Fedisa: in un libro la storia della federazione promossa da diocesi di Reggio e Confcooperative

Fedisa anziano

Si è conclusa con l’assemblea dei soci la celebrazione del ventennale della Federazione diocesana servizi agli anziani (Fedisa), nata per iniziativa della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla e di Confcooperative come strumento di coordinamento, di rappresentanza e di promozione delle case per anziani e di accoglienza dei più fragili, che già a partire dal secondo dopoguerra cominciarono a nascere all’interno di alcune parrocchie reggiane.

L’assemblea ha proceduto anche al rinnovo del consiglio direttivo della federazione, di cui fanno parte Elisa Conconi, don Sergio Pellati, don Paolo Bizzocchi, Claudio Cavalli e Giorgio Faietti. Nei prossimi giorni il consiglio procederà alla nomina del nuovo presidente.

Alla federazione fanno oggi capo 17 strutture, che si collocano anche in diverse località prive di servizi residenziali pubblici per gli anziani; occupano oltre 500 operatori e dispongono di 746 posti residenziali per anziani (127 dei quali accreditati dal pubblico), più 80 posti tra centri diurni per anziani e servizi per disabili.

“Sono esperienze – ha ricordato il presidente uscente di Fedisa don Gianfranco Manfredini – ispirate e mosse dalla carità cristiana, frutto dell’impegno di tanti parroci, laici e comunità che hanno saputo mobilitarsi guardando ai più fragili. Si tratta di realtà che anche economicamente hanno impegnato parrocchie e cittadini, che hanno unito la loro generosità a quella di tanti grandi benefattori (imprenditori e professionisti, in prevalenza) e che oggi impattano fortemente in termini di servizi, di occupazione e di testimonianze di cura nelle realtà locali in cui si inseriscono”.

Pur facendo riferimento a forme giuridiche diverse (case della carità, fondazioni, cooperative sociali), “ormai ventun anni fa queste strutture sono giunte alla costituzione di uno strumento di coordinamento che le sostenesse non solo negli aspetti gestionali, ma soprattutto nella capacità di formazione degli operatori, dei volontari, nei rapporti con le amministrazioni pubbliche, nello sviluppo di modelli di cura e di relazione con le famiglie, sempre unicamente orientati al benessere degli ospiti e alla fedeltà a quei principi originari che fanno delle nostre case testimonianze vive di carità”, ha ricordato don Manfredini.

Le case di Fedisa, alla cui nascita diedero impulsi fondamentali l’allora vicario generale della diocesi mons. Francesco Marmiroli e il direttore di Confcooperative Reggio Giovanni Teneggi, sono oggi presenti in 14 comuni reggiani: Albinea (casa Luigi Cervi), Bagnolo in Piano (casa Insieme), Baiso (casa Giovanni XXIII), Bibbiano (casa Don Pasquino Borghi), Campegine (casa Carlo e Lucia Cocconi), Casalgrande (casa Mattioli Garavini), Casina (casa Villa Maria), Correggio (casa Divina Provvidenza), Montecchio Emilia (casa San Giuseppe), Reggio (casa Don Luigi Messori di Gavassa, casa della carità San Michele Arcangelo di Pieve Modolena, casa San Pellegrino, casa san Giacomo di Villa Cadè), San Polo d’Enza (casa Beata Vergine di Pontenovo), Scandiano casa della carità Auxilium Christianorum Gilberto Baroni), Ventasso (casa Oasi San Francesco) e Vetto d’Enza (casa Maria Spaggiari Boni).

Ai suoi primi vent’anni Fedisa ha dedicato il libro “Il tempo vissuto, il tempo narrato: l’umana regola del prendersi cura”: 88 pagine che ripercorrono le tappe principali della storia della federazione, offrono una sintesi del cammino delle singole case aderenti e, soprattutto, propongono 24 suggestive immagini di ospiti e operatori (destinate all’allestimento di una mostra fotografica, al momento sospesa a causa della pandemia di nuovo coronavirus) scattate dal fotografo Giuliano Ferrari e accompagnate, in alcuni casi, da poesie originali del giornalista e scrittore reggiano Gino Belli, ispirate alle persone e alle situazioni immortalate nel reportage fotografico.

In queste immagini, ha sottolineato don Manfredini, “sono fissati gesti, situazioni e soprattutto volti, a ricordarci e a ricordare che cosa c’è davvero al centro di ogni agire: la vita stessa in quella relazione che la rende piena in ogni stagione”.