Strage Bologna. In memoria delle 85 vittime, altrettanti viaggi saranno completati

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Saranno passate da poco le 10.25 del 2 agosto quando 85 cittadini volontari, anche bambini, da piazza delle Medaglie d’Oro si dirigeranno verso i binari della stazione centrale di Bologna, verso gli autobus, verso i taxi, verso le vie del centro, per portare a destinazione i viaggi mai conclusi dalle vittime del 2 agosto 1980. È il progetto ‘A destino’, realizzato dalla Compagnia Teatro dell’Argine, promosso dall’Associazione fra i familiari delle vittime della strage di Bologna, patrocinato e supportato dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il dipartimento di Scienze dell’educazione “G.M.Bertin” dell’Università di Bologna e con l’agenzia “BAM! Strategie culturali”.

‘A destino’, nel gergo ferroviario, è il termine che indica il fine corsa di un treno. Mai nome fu più adatto. Un progetto che nasce dall’idea di Sara Berardi, studentessa cesenate che nel suo percorso di studi ha incontrato la storica Cinzia Venturoli. Un seminario tenuto proprio da Venturoli, organizzato con i familiari delle vittime della Strage di Bologna, ha ispirato Berardi. E così 85 cittadini volontari, guidati in questi mesi di preparazione e di laboratori dal Teatro dell’Argine, porteranno ‘a destino’ il viaggio di chi morì a causa dello scoppio della bomba nella sala d’attesa della stazione centrale di Bologna. Viaggeranno con una valigia bianca. All’interno testi preparati durante i laboratori, lettere o biografie delle vittime, ma anche oggetti scelti da ciascun volontario. E quando arriveranno a destinazione, consegneranno la valigia a un passante, perché la memoria posso continuare a viaggiare e vivere e perché nessuno si scordi mai cosa è successo in quel 2 agosto di 42 anni fa.

“L’obiettivo del progetto -ha detto la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti- è tenere viva la memoria delle vittime, raccontare come idealmente si sarebbero potute realizzare quelle vite. Dietro tutto questo ci sono le speranze, i desideri, i sogni di persone la cui vita è stata spezzata. Ora verranno idealmente portati avanti da cittadini comuni. Questo è un aspetto importante della collettività: i laboratori che si stanno svolgendo in questi mesi dimostrano quanto le persone sentano forte il bisogno di verità e giustizia”.

“Oggi stiamo parlando di questo progetto, ma l’Assemblea legislativa ci è a fianco anche per tutto il resto del lavoro che facciamo”. Sono state le parole di Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna. Che ha continuato: “‘A destino’ vuole far vedere che cosa sarebbe successo senza lo scoppio della bomba. Ed è importante per noi vedere che anche le nuove generazioni ci tengono a lavorare per ricordare cos’è successo quel 2 agosto. Queste persone erano persone come noi: l’unica differenza è che quelle persone erano lì in stazione, noi no. Le vittime non sono numeri, non sono nomi scritti su una lapide, ma sono persone come noi, con i sogni che abbiamo noi”.

A tenere viva la memoria sulla strage c’è anche la storica Cinzia Venturoli, che tutto l’anno incontra studentesse e studenti a cui racconta che cos’è stata la Strage di Bologna: “Abbiamo coinvolto 5mila ragazzi nonostante le difficoltà del Covid, che spesso ci ha imposto incontri a distanza. La domanda è: noi diamo loro tracce di storia, loro cosa recepiscono e cosa ci restituiscono? Ecco, il fatto che l’idea di questo progetto nasca da una mia studentessa mi rende orgogliosa. Aggiungiamo un altro tassello alla memoria”.

A condurre i laboratori è Micaela Casalboni del Teatro dell’Argine: “Durante i corsi con i cittadini che partecipano al progetto ho visto tanti sorrisi, nonostante ci si stesse misurando con uno degli eventi più tragici del nostro paese. Questo perché stiamo facendo un lavoro collettivo, di comunità, riproponendo le dinamiche della città all’interno del teatro. Mano a mano che i volontari arriveranno a destinazione, su un sito internet ancora in costruzione, comparirà una luce sul punto della città o del luogo raggiunti, con una foto e con un audio registrato dal volontario che ha intrapreso il viaggio e in cui leggerà un testo scritto sulla vittima”.