Strage alla stazione di Bologna: Paolo Bellini, la Primula nera, il bandito della Mucciatella, torna in aula

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Per i magistrati della Procura generale, titolare dell’inchiesta sui mandanti della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, l’attentato terroristico che quel giorno costò la vita a 85 persone non fu opera soltanto dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar), ma avrebbe visto il coinvolgimento – nonostante le diversità ideologiche – anche di soggetti appartenenti ad altre formazioni della destra eversiva dell’epoca, come Terza Posizione e Ordine Nuovo.

Venerdì 27 novembre presso il tribunale di Bologna era in programma l’udienza preliminare del nuovo filone del processo che vede imputato, tra gli altri, anche Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale ritenuto uno dei possibili esecutori della strage: secondo i magistrati dell’accusa la storia personale di Bellini – utilizzatore di armi ed esplosivi, autore di omicidi politici, legato alla destra eversiva e ai servizi segreti – è considerata coerente con l’identikit dei soggetti solitamente assoldati per partecipare a un’azione terroristica come quella di Bologna.

Bellini, stando all’accusa, avrebbe agito in concorso con i Nar già condannati e con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato.

Tra le prove raccolte, oltre al video amatoriale che proprio la mattina dell’attentato in stazione ha ripreso un volto considerato compatibile con quello di Bellini, c’è il riconoscimento a opera dell’ex moglie e la predisposizione di un “falso alibi” per la giornata della strage; a tutto questo si aggiunge l’ingente disponibilità di soldi in Italia e all’estero, compresi alcuni depositi in Svizzera, giudicati non compatibili con un’attività delinquenziale “di basso profilo” come quella che Bellini apparentemente svolgeva.


Dalle nuove indagini, secondo i difensori del collegio di parte civile (gli avvocati Andrea Speranzoni, Roberto Nasci, Alessandro Forti, Lisa Baravelli, Alessia Merluzzi e Antonella Micele), “emerge con chiarezza una struttura di potere che ha utilizzato il terrorismo come variabile dei propri giochi politici. Quella parte di potere che non ha mai avuto in particolare considerazione la democrazia”. L’udienza preliminare, secondo i legali, “è un approdo non scontato, a cui si arriva dopo anni di impegno della Procura generale, dopo un’avocazione e un lavoro che il collegio di parte civile ha svolto per due anni ininterrottamente. È importante per i famigliari delle vittime e per la cittadinanza bolognese e della Repubblica italiana”.

La richiesta di rinvio a giudizio riguarda, oltre a Bellini, anche l’ex generale del Sisde Quintino Spella e l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel (per depistaggio) e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma, accusato di aver fornito false informazioni al pubblico ministero nel tentativo di sviare le indagini.

In questo filone del processo i familiari delle vittime della strage si sono costituiti parte civile, così come il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna – rappresentata in quest’ultimo caso dalla vicepresidente Elly Schlein. Il giudice dell’udienza preliminare è Alberto Gamberini, mentre la pubblica accusa è rappresentata dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti Umberto Palma e Nicola Proto, tutti magistrati della Procura generale che ha avocato a sé l’indagine.